contro mastro ciliegia
Il giusto omaggio a Kyiv nell'inutile G7 Cultura
Bene ha fatto il ministro Giuli, che si è trovato a orchestarare un consesso più pleonastico di un festival delle idee di Papa Francesco, a dare risalto alla Cultura dell'Ucraina. Ma il governo italiano non faceva meglio a votare in Europa in modo più squillante?
Piena solidarietà al neo ministro della Cultura Alessandro Giuli, che s’è trovato a orchestrare un G7 della Cultura, con tutta la scombiccherata mazurka che girava intorno, e con pure l’estensione pompeiana lasciatagli in eredità dal predecessore. Ma fosse questo. Gli è che a guardare il programma della due giorni che si svolgerà a Napoli c’è seriamente da chiedersi a che cosa serva, un G7 della Cultura: difesa e promozione delle identità culturali e linguistiche nel mondo digitale, sfide dell’intelligenza artificiale per la creatività, effetti del cambiamento climatico sul patrimonio culturale. Roba che risulterebbe soporifera persino a un festival ferragostano o a un sinodo di Papa Francesco. Tenete aperti i musei e fate pagare il biglietto: che altro che serve alla cultura? Va però detto che ministro e governo italiani hanno fatto molto bene a dedicare il keynote speech all’Ucraina: “La guerra al popolo ucraino sta provocando anche un attacco indiscriminato al patrimonio culturale ucraino. Sono ormai tanti i casi di chiese, musei, teatri, edifici storici o altri luoghi della cultura che sono stato bersaglio delle bombe russe”. Ben detto. Ma, inutilità per inutilità: invece che dedicare all’Ucraina il G7 della Cultura, non era meglio un voto squillante per Kyiv in Europa?
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