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contro mastro ciliegia

Il fucile senile di Khemenei e la felicità di Elton John

Apparso alla preghiera del venerdì appoggiato a un fucile, la Guida Suprema dell'Iran anziché forza ha mostrato la rabbia impotente di una teocrazia  impaurita. Quanto diversa la felicità del cantante malatissimo, ma pieno di vita e non di odio

"Il potere sta in fondo alla canna del fucile". Così scriveva nel Libretto rosso Mao, e il Grande Timoniere era un satrapo che di morti ammazzati se ne intendeva. Anche la Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei, è un satrapo che di morti ammazzati ha la barba che gronda il sangue. Epperò la sua apparizione senile, striminzita e impaurita a guidare la preghiera appoggiato a un fucile più che minacciosa è sembrata grottesca, patetica. L’immagine di un’impotenza che sprizzava solo rabbia e infelicità. Se lo show aveva un coreografo o almeno un attrezzista, meriterebbero la fortezza di Evin. Al contrario c’è un’altra immagine che ieri ha mostrato, con la forza che possiedono solo certi accostamenti iconici a distanza, la superiorità di invecchiare nel nostro amabile e decadente Occidente, appoggiati però alla bellezza.  Alla première di Elton John: Never Too Late, il mitico e acciaccato cantante ha detto: “A essere onesti, non è rimasto molto di me. Non ho più le tonsille, né le adenoidi né l’appendice. Non ho una prostata. Non ho l’anca destra, né il ginocchio sinistro, né il ginocchio destro. In effetti, l’unica cosa che mi è rimasta è l’anca sinistra”. E rivolgendosi all’amata famiglia, che ormai in occidente consideriamo tradizionale: “Ma sono ancora qui, l’uomo più felice del mondo”.