contro mastro ciliegia
Il ridicolo Csm della pallanuoto
A Messico 68 Carlos e Smith sfidarono gli Stati Uniti e il Cio sulla questione razziale. E la pagarono. A Parigi, più banalmente, gli azzurri del Settebello hanno sfidato l'inqualificabile classe arbitrale. E adesso la federazione, come fosse il Csm degli arbitri, difende la casta e gliela fa pagare
Il 16 ottobre ricorreva l’anniversario del pugno chiuso in guanto nero di Carlos e Smith alle Olimpiadi del Messico. Combattevano per una causa nobilissima e per quella sfida al potere politico degli Stati Uniti e al Comitato olimpico, che scodinzola sempre dietro a qualsiasi potente, furono radiati e puniti tutta la vita. Oggi le cose sono meno drammatiche, ma più ridicole. La Nazionale italiana di pallanuoto è stata squalificata per sei mesi dalla World Aquatics per le proteste contro il disastro arbitrale (eufemismo) che a Parigi scippò la finale al Settebello. Gli azzurri si erano girati di spalle durante l’inno. Ora la federazione asserisce che motivo della squalifica sono gli “abusi verbali e fisici” avvenuti dopo contro gli arbitri. Ma per queste cose di solito si squalificano per due giornate i soli autori, non per sei mesi un’intera nazione.
No, la cruda verità – le bugie hanno le mutande da bagno corte – è che il potere della pallanuoto e la sua cricca arbitrale, i pm dello sport come in ogni sport sono un potere fuori controllo, hanno voluto tutelare sé stessi e la loro risibile reputazione. L’immagine degli atleti italiani che porgevano il culo li ha feriti. Carlos e Smith hanno pagato per una protesta seria, qui la cosa è molto più piccola. La piccineria del Csm della pallanuoto invece è enorme.