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Il calcio specchio dell'economia

Maurizio Crippa

L'assurdo scandalo perché nove squadre italiane sono di proprietà yankee, e Psg e City fanno shopping milionari come fossero turiste a via Condotti. Sveglia, cari italiani, il calcio è lo specchio del declino industriale del nostro paese. Tirarsi su i calzettoni e correre

Da quando la Gazza cairota è diventata illeggibile, anche per il fussball tocca affidarsi alla precisione guardiolesca (Ei fu) dell’Edipeo enciclopedico del Post. Che ieri ha azzeccato un tema di fondo: “Antonio Conte e il suo rapporto complicato coi giocatori che dribblano”. Perfetto, Conte avrebbe schifato persino Garrincha, figurarsi se gli frega della partenza di Kvicha Kvaratskhelia. Se non altro per la pronuncia. Il tema, però, è più generale. Sui giornali è tutto un piangere da decrescita infelice del nostro calcio, con la scoperta che nove club sono di proprietà yankee (e Musk ancora non ci si è messo). E commenti a bocca aperta perché il Psg sarebbe pronto a sganciare 75 milioni per Kvara e il City 65 per Cambiaso (e almeno questi sarebbero ben spesi). Ma come!, strillano, con la crisi che c’è? E come si permettono di venire a fare shopping da noi, manco le turiste straniere a via Condotti? Ebbene sì, cari scandalizzati, il calcio italiano è lo specchio sincero dell’economia del paese, un campo di acquisti a buon mercato in cui le imprese vengono via un tanto al mazzo. Perché il calcio non dovrebbe fare altrettanto? Rimboccarsi i calzettoni, e darci dentro di garretti.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"