contro mastro ciliegia
Fare sesso, ma solo a slogan
La ridicolissima storia del politico "femminista" spagnolo Iñigo Errejón, paladino della “ley solo sí es sí”. Ora è accusato di violenza sessuale, e la donna sostiene di averglielo ricordato: “solo sí es sí, Íñigo”. Ma la sua risposta senza più freni inibitori, è fantastica: “Nella vita reale le persone non parlano a slogan”
La storia di Íñigo Errejón aveva già fatto scompisciare dal ridere mezzo mondo (il mezzo almeno non rincoglionito dalla sloganistica della misurazione linguistico-giuridica dei rapporti tra i sessi) quando l’esponente di spicco del partito sinistrissimo Sumar, già fondatore di Podemos nonché sommo paladino della “ley solo sí es sí” si dimise travolto dalle accuse di violenza sessuale di una donna. Si ritrovò “al limite della contraddizione tra il personaggio e la persona”, parlò di “incoerenza tra lui e il partito”. In sostanza: avendo lui stesso coniato il brocardo per cui “le donne vanno sempre credute”, ora non poteva difendersi, cioè dire che l’accusatrice, l’attrice Elisa Mouliaá, diceva il falso.
Tra lui e lei esisteva una conoscenza non proprio filosofica, succede nella vita. Ma ora i due sventolano versioni opposte, tranne che su un bacio in ascensore. Sono stati pubblicati gli interrogatori, e fanno più ridere ancora. La giudice gli chiede: “Perché dovremmo credere alle testimonianze delle donne, ma non a quella di Mouliaá?”, la quale sostiene di avergli detto, quella sera, “solo sí es sí, Íñigo”. E la strabiliante risposta di Errejón, il femminista senza più freni inibitori, ha chiuso, forse per sempre, la partita: “Nella vita reale le persone non parlano a slogan”.
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