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contro mastro ciliegia

I capi dello stato e l'onore delle Foibe

Maurizio Crippa

"Troppo a lungo foiba e infoibare furono sinonimi di occultamento della storia". Ma per gli anti totalitari a targhe alterne à la Berizzi probabilmente le parole di Mattarella, Ciampi, Napolitano sono "propaganda neo e post fascista". Come dice il presidente, negare le Foibe è una “squallida provocazione”

"Troppo a lungo foiba e infoibare furono sinonimi di occultamento della storia. Così come la tragedia degli esuli è stata sottovalutata e talvolta persino disconosciuta (…). Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna”. Questo ha detto Sergio Mattarella al Quirinale, rendendo omaggio nel Giorno del Ricordo alla vittime dei massacri titini e dell’esodo giuliano-dalmata. Forse Paolo Berizzi ce l’aveva con il presidente della Repubblica, quando ha scritto su X: “Usare le Foibe (piegando la Storia) come arma politica e per fare propaganda neo e post fascista. Fatto. Italia 2025”. Del resto il ricercatore dell’università di Torino, guarda caso, Eric Gobetti è riuscito a domandarsi: “La ‘battaglia’ l’hanno vinta loro?”. Sul Manifesto, “quotidiano comunista” che la guerra l’ha persa da decenni. Scrive che l’obiettivo principale “era criminalizzare il comunismo in generale e la resistenza jugoslava in particolare. E, indirettamente, riabilitare il regime fascista”. Eh sì, probabilmente era l’obiettivo fascista non solo di Mattarella, ma anche di Ciampi e di Napolitano. I capi dello stato, e la “squallida provocazione”. 

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"