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contro mastro ciliegia

La cacciata di Lama e la descamisada di Padova

Maurizio Crippa

Bella e istruttiva la prima pagina di Repubblica di 50 anni fa sugli scontri alla Sapienza. Tra violenza e ironia ("non L'ama nessuno"). Ora la "provocazione" di una studentessa all'Università di Padova contro le presunte "camicie nere" è una solo una piccola prevaricazione: l'ateneo è davvero un covo di fascisti?

E’ un’iniziativa piacevole e  istruttiva quella di Rep. di pubblicare ogni giorno online, rubricata “Repubblica 50”, una prima pagina del suo mezzo secolo di storia. Ieri è toccato alla celebre “cacciata” di Luciano Lama, segretario della Cgil, il 17 febbraio 1977 dalla Sapienza di Roma, in pieno clima di rivolta “creativa” ma anche di violenza politica dell’Autonomia. Si cominciò con l’ironia dissacrante degli Indiani metropolitani “I Lama stanno nel Tibet”, “L’ama o non Lama” e “Non Lama nessuno”. Si finì presto con le botte e le spranghe tra Autonomia, servizio d’ordine del Pci e agenti. Brutta pagina, e oggi è facile riconoscere la ragione di Lama, che voleva riportare un clima di libertà in ateneo. Passati 50 anni, non c’è nemmeno ironia nell’ideona di una studentessa dei collettivi dell’Università di Padova, che all’inaugurazione dell’anno accademico s’è sfilata una camicia nera concionando: “Molti dovrebbero sfilarsela per davvero”. Un covo di fascisti? Del resto a Padova l’inizio anno è ormai uno show per ragazzi, due anni fa ci fu la protesta contro il merito, “sentiamo il peso di aspettative asfissianti”. Del resto l’attivista scamiciata è la stessa che definì il Senato accademico un posto “pieno di baroni sionisti”. Ma a Padova, manco un Lama che abbia provato a resistere. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"