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contro mastro ciliegia

Boris Spassky, viversela a scacchi

Maurizio Crippa

Nel 1972 lo scacchista russo fu protagonista della "sfida del secolo" con Bobby Fischer per il titolo mondiale, eccitante versione pop della Guerra fredda. Vinse l'americano. Ma gli scacchi sono magici, Fischer divenne un complottista mattoide e fu proprio Spassky, il russo finito in disgrazia, a cercare di aiutarlo. E' morto a  88 anni

E’ morto giovedì, a 88 anni, Boris Spassky, che è stato uno dei più grandi scacchisti del mondo ma che per noi ragazzini di fine Sixties è stato soprattutto un simbolo della guerra dei mondi e la passione di una calda estate, il 1972, in attesa delle Olimpiadi di Monaco. Che poi furono quelle di Settembre nero. Si sfidarono per il titolo mondiale, lui e lo yankee Bobby Fischer, a Reykjavík, e forse oggi sceglierebbero la Groenlandia. Fu la versione pop della Guerra fredda: dopo l’Apollo 11, e prima di Ivan “ti spiezzo in due”. La sfida del secolo la vinse Fischer, tornò in America festeggiato come un astronauta. Invece Spassky in Urss rischiò di passare per un traditore, finì nell’ombra e continuò la sua vita di ordinario scacchista.

 

Ma gli scacchi sono magici.

 

L’eroe yankee ebbe una vita matta, divenne complottista antisemita, finì nel mirino del governo, nel 2004 fu arrestato in Giappone con un passaporto falso. E fu proprio Spassky a scrivere per lui agli Stati Uniti: “Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza”.

 

Oggi l’America tiferebbe ancora lo scacchista diventato complottista e nemico del suo paese. Anzi lo farebbe presidente. Un russo rimasto per bene, invece chissà.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"