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contro mastro ciliegia

Thiago Motta in nazionale subito!

Maurizio Crippa

Non solo per risarcimento morale dopo le parole di Giuntoli. Ma perché, a ben guardare, il per nulla empatico Motta è sempre meglio del parolaio istrionico Spalletti. Uno che dice "meglio se prendiamo gol, così magari si capisce”. e la colpa la scarica sempre altrove

Non soltanto come risarcimento morale per l’immonda frase che gli ha o avrebbe rivolto (smentite?) quel mammasantissima di Giuntoli, “mi vergogno di averti scelto”, roba da psicoanalisi brutta, fossero padre e figlio. Ma perché comunque la guardiate, comunque la rigiriate, persino per qualunque squadra tifiate (ma la Nazionale è di tutti, anche di quelli che non gli piace Ventotene) il testé silurato Thiago Motta è meglio del patafisico ct Spalletti, che a ogni partita riesce a mettere in campo una squadra diversa e meno logica di quanto sia riuscito a Motta con la sua Giuve (buttare al macello Daniel Maldini, che senso ha?). In più Thiago Motta, che è il contrario dell’empatia ma almeno non è un istrione, diceva sempre “condivido le mie scelte”. Invece Spalletti è uno che per commentare quel secondo gol da scapoli ammogliati preso a Dortmund ha detto: “Sapevamo che battevano gli angoli così. Se non ce la facciamo a comprenderlo è meglio se prendiamo gol, così magari si capisce”. Ma come è meglio? E poi gli arzigogoli: “Le partite danno sempre notizie”. No, quelli sono i tg. E poi: “Fino a che non ci ho potuto parlare eravamo in balìa dei nostri avversari”. Ma parlarci prima? O tacere dopo? Troppo difficile? Avanti Thiago!

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"