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contro mastro ciliegia

Riassunto del caos calmo di Romano Prodi

Maurizio Crippa

Mette malinconia, ahinoi, tirare le somme dell'ultima avventura del Professore che ha perso, per una volta, i freni inibitori. Ma se la crociata "femminista" con Var delle destre è molto stupida, la cosa più esilarante e assurda è la crociata delle sinistre (le donne del Pd) che lo accusano di mansplaining

Riassunto di Romano Prodi. Con tutto il rispetto e l’affetto che abbiamo noi foglianti per i fratelli Prodi, gran dottori e professori, chi di storia chi di nuvole e chi di economia, mai avremmo pensato di doverci acconciare a questa malinconica bisogna, a mettere in fila tutte le assurdità che un semplice, e forse hapax legomenon nella sua vita, crollo di freni inibitori ha provocato. Nelle destre e nelle sinistre (femminile). Eppure il professore che una volta “stava fermo”, “come un semaforo”, per tener su il governo del Contratto, ha fatto scoppiare caos non proprio calmi. 

Punto uno. Romano Prodi è un politico non più in attività che come molti politici non più in attività si tiene molto in attività. E sarà un po’ per tigna o molto più per il Dna di famiglia, neuroni che non invecchiano mai, altro che Neuralink e quelle cavolate da Elon Musk, è sempre in pista a dire la sua. Spesso anche bene, come sulle armi dell’Europa. Ma soprattutto, la colpa è di una sinistra così a corto di talenti in attività che è sempre alla ricerca affannata di qualche padre nobile. Fosse pure D’Alema, ahinoi.

Punto due. Però ’sta cosa che a sinistra  hanno ancora di questi dottoroni come Prodi, alla destra che invece se proprio proprio gli rimane Briatore non va giù. E allora provano a fargli “l’inganno di Ventotene”, variante che non fa ridere dell’“inganno della cadrega di Aldo Giovanni e Giacomo. E mandano avanti Lavinia Orefici, molto brava per carità. La domanda non proprio ficcante, ma Prodi c’è caduto dentro con tutti e due i piedi. “Ma che cavolo mi chiede? Ma il senso della storia ce l’ha lei o no?”. Ora, che le destre mediatiche scatenino un putiferio contro Prodi, chiamando pure il Var per una inesistente, o ridicola, toccata di capelli fa veramente piangere. La destra che grida al “patriarcato”, al sessismo addirittura, per un professore cattolico di ottant’anni? Idiozie. Viene da schierarsi tutta la vita con Romano Prodi, e per estensione con tutti i suoi fratelli.

Punto tre. Sono però arrivati gli esponenti della sinistra patriarcale, dunque più insopportabili ancora: addirittura l’hastag delle grandi occasioni #iostoconprodi. Tutti masculi di mezza età: da Enrico Letta a Luca Bottura a Massimo Giannini, professionisti del manspalnning. Tutti a dire che se il Professore le avesse pure tirato un ceffone, avrebbe fatto bene. Chissà se invece a fare la parentale a una giovane giornalista di sinistra fosse stato Alfredo Mantovano: ci sarebbe Claudia Fusani a darsi fuoco a Ventotene. E questo sarebbe il riassunto di Romano Prodi, del caos demenziale in cui s’è infilato, o l’hanno scaricato. E alla fine però, come direbbero i suoi antichi amici cattolici adulti della Scuola di Bologna, è riuscito a essere “un segno di contraddizione”.

Soltanto che poi c’è anche il punto quattro. Ed è il più esilarante e, se a sinistra avessero ancora una  scuola di politica, anche delirante. Il tema è che i padri nobili, assieme a lui anche Gentiloni e Zanda delle sinistre (femminile) sono diventati d’un tratto degli insopportabili maschi patriarcali, dei padri padroni prestati alla politica. Il riassunto perfetto, per il nostro riassunto, lo ha fatto ieri sulla Stampa Francesca Schianchi, in un articolo che spiega come il problema delle difficoltà di Schlein non siano politiche, no: ma sono perché le donne nel Pd hanno ancora un “ruolo ancillare”. C’è la senatrice dem Cecilia d’Elia che giorni fa ha denunciato “quei maschi che cercano di spiegarle come deve fare”. Insomma l’odioso mansplaining, però dentro al Pd, accipicchia. Che sarebbe, per lasciarlo dire a Wikipedia, il nuovo degré zéro de l’écriture, è “l’atteggiamento paternalistico di alcuni uomini che tendono a commentare o a spiegare a una donna, in un modo condiscendente, troppo semplificato o troppo sicuro di sé ‘qualcosa di ovvio’”. Non è il ritratto di Prodi? Ha detto Schlein nei giorni scorsi (sempre di politica estera si parlava): “Posso dire che ci sono cose che mi vengono dette che a colleghi uomini di vent’anni di più nessuno si sarebbe mai sognato di dire”. Vent’anni, dice accorta: quindi è Letta? Fossero quaranta, sarebbe Prodi. In ogni caso, Prodi o non Prodi, l’assessora toscana Alessandra Nardini ha detto: “Il fuoco di fila di questi giorni contro la segretaria è portato avanti da uomini di mezza età, eterosessuali cis-gender di tre stagioni politiche fa”. E siamo certi che se fosse stato presente, Romano Prodi avrebbe sbroccato anche con lei: “Ma che cavolo mi chiede? Lo so benissimo, non son mica un bambino”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"