Una sedia nel paradiso del prof. Ratzinger, per rimirar le stelle
Da una segnalazione benevola, o beatificante, abbiamo letto sul Foglio del 7 luglio una nota del prof. Ratzinger, il quale dal vertice della sua potenza ricorda la funzione esaltante – in senso religioso – di tre compositori. Considerandoli noi discretamente, i maestri Bach, Mozart e Palestrina vengono visti in una sorta di gloriosa e glorificante cattedra destinata, forse, a esaltare i devoti, come accade fra vicini di casa, o frequentatori dello stesso bar: un prodigio di modernità avendo risolto la questione della grafia, che li induce a scegliere, abolite le note, segni e simboli di mera invenzione: facili da apprendere e da mutare in suoni: “moderni”, come li avrebbe fulminati Cristina Campo. I caratteri autonomi, poi, sarebbero nella pratica mutati in qualcosa d’altro: una stravaganza, per così dire, musicale: come avviene per due degli exempla suddetti e d’altri simili, che alla estraneità radicale risultano, come è noto, sensibilissimi.
Le cose poi non sono tanto ovvie. La storia della musica esige molto tempo per ammettere i candidati alle stelle che, per la vanità nostra e loro, sono più frequenti dei tre suddetti. I caratteri autonomi vengono nella pratica quotidiana affidati a zone legate dai ben noti segni e, con esse, alle specifiche partiture (quei cari Eulenburg, Breitkopf, Durand, e via ringraziando).
Sono così citati i colleghi, vale a dire i futuri immortali per definizione: non più immortali degli omonimi di Parigi o Lipsia.
Nella stupefacente pagina del giornale, vi era una deliziosa fotografia: archi e pianoforte, ossia la sigla Klavierquartett, o Klarinettenquartett. La ragione è ben chiara da compositore a compositore: è comunque certo che Bach e Mozart chiacchierino nei Campi Elisi, come Virgilio garantisce, e il grande Palestrina (sia pure riscoperto dal giovane Debussy) nel paradiso del parroco. Oltre il tempo e il luogo speriamo che il Professor ci trovi una sedia, stante le sue capacità di opzione e collocamento: Ad sidera! Se ne vedranno in effetti di belle (vogliamo dire soavi), senza essere nemmeno obbligati a leggere Kant e Heidegger.
Un amico, pianista ferratissimo, ci assicura di aver ascoltato, passeggiando verso il palazzo di Castel Gandolfo, un frammento di Schumann.
Ossequi, Santità
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