Non sono io, sei tu. Assad vuole fare come quei fidanzati infedeli che riescono a farti sentire in colpa

Paola Peduzzi
Parla con un tono chiaro e indefesso, senza contraddirsi, e riesce a convincere il suo pubblico che sta facendo tutto per bene, che quel che si dice di lui “è una guerra di propaganda psicologica”, lo specchio restituisce un’immagine deformata della realtà, ma sono i nostri occhi a essere deturpati

Voi occidentali create il terrorismo e poi a noi tocca combatterlo. Bashar el Assad vorrebbe essere come quei fidanzati che riescono a farti credere qualunque cosa: quella che hai visto ieri sera, quella che si stava rivestendo in salotto, è soltanto un’amica, si era macchiata la gonna e si stava cambiando, ti pare che se ci fosse qualcosa tra di noi non le avrei chiesto discrezione, non l’avrei nascosta in bagno, non l’avrei incontrata da un’altra parte sapendo che stavi rientrando? Lui è un bastardo, ma quella irragionevole sei tu. Ecco, con Assad funziona più o meno allo stesso modo, anche se qui l’amore – o una sua qualsiasi rappresentazione – non c’entra nulla: il dittatore siriano non è dotato del cuore. Parla con un tono chiaro e indefesso, senza contraddirsi, e riesce a convincere il suo pubblico (anche nel nostro occidente, soprattutto nel nostro occidente) che sta facendo tutto per bene, che quel che si dice di lui “è una guerra di propaganda psicologica”, lo specchio restituisce un’immagine deformata della realtà, ma sono i nostri occhi a essere deturpati.

 

L’intervista che Assad ha rilasciato alla tv iraniana domenica è l’ultimo esempio di questo meccanismo perverso. Rappresenta il mondo visto da Damasco: la Siria è sotto attacco del terrorismo da anni, e a creare l’attacco è stato l’occidente che ha finanziato e sostenuto i gruppi terroristici che hanno distrutto il paese. I duecentocinquanta mila morti e i sei/sette milioni di profughi sono – questo lo dice l’intervistatore iraniano, ma Assad annuisce – il risultato di “cinque anni di una guerra guidata da gruppi terroristi che hanno inflitto un enorme danno al popolo siriano”. L’occidente in questi cinque anni non soltanto ha fomentato i gruppi ma si è mosso soltanto per far crollare il governo siriano, e non ci è nemmeno riuscito: “L’unico obiettivo (dell’occidente) è quello di distruggere le infrastrutture della Siria e fare un bagno di sangue. Abbiamo pagato un alto prezzo, ma loro hanno continuato a cercare di soggiogare la Siria rimpiazzando uno stato con un altro. Vorrebbero rimpiazzare questo stato con uno stato-cliente che implementi i programmi dettati dai governi stranieri”. Che poi l’occidente è un paese soltanto, l’America, “il maestro” che dà il via alla sinfonia dei paesi stranieri che vogliono ribaltare il regime di Damasco e sono disposti a tutto pur di farcela – tra questi paesi ci sono anche la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita, i nemici giurati della Siria di Assad. Ma non possono riuscirci “perché il ladro non può essere il poliziotto che protegge la città dai ladri. Uno stato che sostiene il terrorismo non può combatterlo”. Vale per tutti gli stati, ma non per la Siria naturalmente.

 

Assad non cita mai i bombardamenti che da cinque anni il suo esercito fa, con cadenza quasi giornaliera, in molte parti del paese in cui lo Stato islamico non c’è neppure. Però ricorda di essere arrivato al potere animato da un grande spirito riformatore e dice che ancora adesso sta lavorando a un dialogo intrasiriano per riportare stabilità nel paese: non sono io, insomma, è l’occidente che m’impedisce di essere quel dittatore illuminato che avrei voluto essere. Per fortuna che gli iraniani e i russi lo sanno, per fortuna che sono arrivati a darmi una mano, non soltanto a salvare le istituzioni siriane – di cui io sono un mesto rappresentante, se il popolo deciderà di sostituirmi io sono pronto ad ascoltarlo (tanto non lo farà, il popolo siriano è ormai decimato) – ma a portare avanti i nostri valori di indipendenza e di lotta contro l’egemonia occidentale. Noi stiamo qui a interrogarci su come collaborare con Mosca, su come trovare punti di contatto, su come evitare di farci del male a vicenda, in fondo il nemico è comune, è lo Stato islamico, e intanto Assad dice candidamente che l’unico obiettivo della coalizione Siria-Iran-Hezbollah-Iraq-Russia è quello di arginare lo strapotere occidentale. E c’è ancora qualcuno disposto a credere che in effetti quella in salotto era soltanto un’amica, lui non è cattivo, sono io che forse l’ho trascurato un po’.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi