Chi è più macho, Trump o Hillary? Confusioni di genere e una certezza: tappate le orecchie ai bambini
Io so trattare con gli uomini, dice Hillary Clinton, so che cosa fare quando gli uomini escono dalla loro riserva e parlano a vanvera, dicono frasi da bulli e perdono il controllo, so come non farmi ferire dalle loro provocazioni. Parla di Donald Trump, Hillary, e delle sue uscite sulla cosiddetta “woman card”, che ora viene rappresentata sulla rete come una carta di credito tutta rosa da esibire nelle circostanze più svariate, un lasciapassare per ottenere quel che si vuole (tanto non serve a niente). Per Trump la candidata democratica ha soltanto la fortuna di essere donna, altrimenti nessuno l’avrebbe votata, ma nemmeno la “woman card” le sarà sufficiente: le donne non amano la loro candidata donna, si sa che la solidarietà femminile non esiste. Hillary fa quella che gli uomini li sa controllare – e un po’ ci fa tremare quando fa così: tutte pensiamo di avere una qualche forma di controllo sui nostri uomini, ma ci auguriamo di non avere le stesse forme di Hillary, non quelle che ha utilizzato con l’uomo della sua vita almeno – mentre Trump si offende: se avessi detto io che so come gestire le donne cosa sarebbe successo? Ma la verità è che Trump ha detto frasi ben peggiori eppure è ancora qui. Altri sei mesi così, non si sa come prepararsi.
Maureen Dowd, columnist del New York Times che si è fatta una splendida e invidabilissima carriera parlando male dei Clinton, dice di mettere i bambini a letto e non farli mai avvicinare a un telegiornale o a un social per i prossimi mesi: sarà una campagna elettorale brutale. Pornografia a parte, la Dowd ribalta la questione di genere emersa nella campagna elettorale americana in questo modo bizzarro, e sostiene che la donna, tra Donald e Hillary, è Donald. Hillary, si sa, ha un temperamento forte, è una combattente, sa essere spietata, va a braccetto con i generali e con i veterani di guerra, battaglia come un uomo, resta in piedi come un uomo, “è un falco”, scrive la Dowd, riferendosi alla politica estera ma allargando il concetto al profilo completo di Hillary. Donald invece usa sì i toni da macho, dice a una giornalista che ha le mestruazioni e quindi è un po’ umorale, ma poi ha un’ossessione tutta femminile per le proprie mani, per la pulizia, per lo status su Twitter, e soprattutto in politica estera è una mezza colomba, non vuole fare la guerra a tutti (se non alla Nato, se non per distruggere lo Stato islamico non si sa come), dice che “l’aggressività non è il mio primo istinto” e che “la cautela è una grande espressione di forza”.
E’ più femminile Donald di Hillary, insomma, in politica s’intende, e anzi, la Dowd arriva addirittura a dire che alla Clinton piacciono “gli uomini fanfaroni e bricconi come Donald Trump”. Il mondo è capovolto, il macho è lei, e ha anche una passione per lui, il suo più spietato nemico. Forse è bene che oltre ai bambini anche gli adulti si mettano al riparo, per non dover sentire ancora troppi commenti dolorosi su Hillary e gli uomini, per non dover vedere che anche il più composto di questa battaglia elettorale, Bernie Sanders con i suoi tanti anni e la gobbetta, si è incattivito, vuole scardinare il sistema dei superdelegati su cui si fonda la convention del Partito democratico, vuole che il suo segno resti, e non concede la vittoria a Hillary, anzi più la infastidisce meglio sta. Forse l’unico falco è lui, o forse dovremmo tutti andare a dormire, o forse no, forse la tigna di Bernie è tutta femminile, forse la “woman card” dovrebbero darla a tutti, e toglierla a Hillary, ché una donna non lo dice mai di essere brava a trattare con i maschi. Lo fa e basta, e semmai poi piange.