A Parigi s'indossa la Le Pen con eleganza scaramantica, e si mormora di una faida tra uomini
Le ultime trovate elettorali della candidata del Front National che sembra muoversi con successo, anche se è data per spacciata al secondo turno. C'entrano i pettegolezzi sul suo ideologo di fiducia, Florian Philippot?
Marine Le Pen non ne sbaglia una, lo dicono in molti a Parigi, con gli occhi atterriti o con un sorriso scaramantico di chi sa che tanto poi al secondo turno la leader del Front non ce la farà mai. Non ne sbaglia una, Marine, anche se va a trovare Vladimir Putin due giorni prima che le autorità russe decidano di risolvere con arresti e manganellate le proteste (nella vicina e alleata Bielorussia le cose sono andate peggio). Non ne sbaglia una, Marine, anche se ha un problema con l’Europa che riguarda i suoi finanziamenti e comunque accusa Emmanuel Macron e François Fillon, i suoi principali sfidanti, di aver in mente soltanto il denaro, di essere schiavi del denaro, proprio e di chi li comanda. Non ne sbaglia una, Marine, perché a sbagliare sono molto e spesso gli altri, soprattutto quel Fillon che pareva già presidente a dicembre e che ora rischia di non arrivare al secondo turno (ma-non-datelo-per-finito è un altro mantra parigino, qui ci si muove con elegante scaramanzia, non ci sarebbe modo altrimenti per portarsi addosso il fardello della tenuta dell’Europa e del liberalismo mondiale contro il populismo senza inciampare). Non ne sbaglia una, Marine, anche se a Mosca si è fatta fotografare con un deputato, Vitali Milonov, famoso per la sua verve antisemita e antiomosessuali. Li ha beccati subito Raphaël Gluksmann, che ha twittato: “La fine della de-diabolizzazione in un selfie”. Il custode della de-diabolizzazione, Florian Philippot, in tv domenica ha detto che Marine Le Pen non sapeva chi fosse Molonov, aveva incontrato quaranta deputati, come poteva conoscerli tutti? La risposta più colorita è arrivata dal team Mélenchon, estrema sinistra super in forma al punto da sopravanzare persino il candidato socialista Hamon (in un’unica rilevazione post dibattito), che ha detto: la Le Pen non è Beyoncé o Céline Dion, non scatta selfie con chi passa, soprattutto se ambisce a fare la presidente della Francia. Ma son dettagli che contano poco, perché Marine non ne sbaglia una, e a Lille, al comizio acchiappa-voti-della-sinistra, c’è stato un boato enorme quando Marine ha parlato di Putin e della forza della sua leadership – anche se le immagini della giornata russa, piazza e repressione, erano note a tutti.
Va tutto benissimo, ma qualche ombra per forza ci dev’essere, e a ben vedere riguarda proprio Philippot, il creatore dell’ascesa di Marine, considerato il suo ideologo di riferimento, anche se è un po’ troppo gollista per i gusti dell’elettorato frontista (appena gli è stato assegnato un ufficio a Nanterre, quartier generale del Front, l’ha riempito di immagini e ricordi gollisti), anche se è omosessuale dichiarato e questo non è che sia stato del tutto digerito dal partito, anche se è considerato “di sinistra”, qualsiasi cosa voglia dire essere un frontista di sinistra. Philippot è stato celebrato sui media internazionali come lo stratega della de-diabolizzazione e della politica di distacco dall’eredità paterna dei Le Pen – pare che Jean-Marie Le Pen, il fondatore, lo disprezzi in modo assoluto. Ma le faide non riguardano soltanto il padre. Secondo i pettegolezzi, l’astro di Philippot si sarebbe offuscato, Marine lo ascolterebbe sempre con attenzione – era pur sempre lui ad annuire soddisfatto dietro alla candidata al dibattito in tv della settimana scorsa – ma non più con quell’esclusività che aveva originariamente. Philippot, per difendersi da un clima che gli esperti del Front definiscono ostile nei suoi confronti, si è costruito un team di persone a lui fedeli – c’è anche suo fratello Damien – che gli altri dello staff chiamano i “minions”. Li ha utilizzati quando c’è stato lo scontro con Marion, la nipotina di Marine molto vicina al nonno considerata – a ragione – da Philippot la minaccia più pericolosa alla sua protetta. Non li ha invece utilizzati, per il momento, contro l’altra minaccia esistenziale, ben più profonda, ben più intima delle altre: a non essere del tutto sicuro di Philippot infatti è il compagno di Marine, Louis Aliot. Giurano tutti che non sia una questione di gelosia sentimentale, ma Aliot è diventato nel tempo sempre più diffidente nei confronti di questo ragazzo così ascoltato da Marine. Se Aliot, che è uno dei vicepresidenti del Front, deve mantenere un profilo basso perché questo vuole la strategia di coppia (Marine è divorziata due volte, Aliot ha divorziato per Marine, hanno cinque figli in due: l’elettorato conservatore e religioso del Front non ama questi allargamenti), Florian può mostrarsi sempre vicino, sempre presente, e alla fine l’uomo di Marine, nei titoli, rimane sempre lui.