Macron e le sue donne
Le “macronnettes”, Brigitte e la figlia Tiphaine, cui Macron diceva: “La mamma si preoccupa”
S’è fermato, ha cercato il suo sguardo, s’è commosso. Celebrando la vittoria al primo turno delle presidenziali francesi, Emmanuel Macron ha detto “grazie a Brigitte”, e ha lasciato che la sala lo interrompesse urlando il nome di sua moglie mentre sventolavano le iconiche bandierine francesi ed europee.
Capire questa coppia, ecco cosa sarebbe bello, e infatti continuano a uscire libri sul genere “Les Macrons” e Vanity Fair edizione francese mette Macron in copertina “raccontato dalle sue donne”. La costruzione del personaggio Macron, che ancora deve trovare la sua definizione, passa anche dal rapporto con Brigitte e con la famiglia di Brigitte, quei tre figli che hanno più o meno l’età di Macron, soprattutto le due figlie, la più grande e la più piccola, ché l’universo femminile ha un gran peso nella formazione del candidato di En Marche!. A marzo, Macron ha detto di essere “un femminista”, “è una questione di efficacia, e anche una questione filosofica. Sono femminista perché credo nell’alterità, e la vera alterità per un uomo è una donna”. Ogni volta che il leader di En Marche! parla della sua vita personale, i troll russi impazziscono, iniziano a parlare della lobby gay che sostiene il candidato progressista all’Eliseo, testimonianza evidente del fatto che Brigitte è una copertura. Che copertura però.
Il mondo delle “macronnettes” è variegato, c’è il sospetto che la conversione al femminismo, come la chiama Macron, sia un’altra espressione gentile del suo opportunismo, ma c’è una testimone di lungo corso che dice di no, che Macron è sempre stato così, con il mito delle donne di casa, a partire dalla nonna che gli ha insegnato la musica e la letteratura. La testimone è Tiphaine, la figlia più piccola di Brigitte, avvocato trentenne, due figli, l’unica ad aver voluto far campagna attiva per il suo padrino, e poco prima del voto ha anche dovuto scusarsi pubblicamente perché alcuni militanti di En Marche! della sua città avevano imbrattato i cartelloni delle foto dei rivali di Macron. Tiphaine era piccola quando il compagno della mamma è entrato nella loro vita, e certo un po’ di confusione deve averla sentita. Macron era compagno di classe della sorella maggiore di Tiphaine, Laurence, e stando ai racconti è stata la stessa Laurence a segnalare alla mamma quello studente bello e bravo. Poi la storia si sa come è andata, Macron era più interessato alla professoressa che alle compagne di classe, ma Amiens non era grande e quella laison è diventata presto chiacchiera e scandalo. Ma le ragazze di casa hanno capito la mamma – non si sa per quale motivo visto che l’indulgenza delle figlie non esiste – e nel giorno del suo matrimonio Macron si è rivolto direttamente a loro: “Voglio ringraziare i figli di Brigitte – ha detto – Perché se c’è qualcuno per cui questa cosa non è stata facile, certo sono loro. Ma grazie a loro, la prova di noi è diventata forte”.
Tiphaine, la più piccola e la più confusa, ha detto a Vanity Fair: “Emmanuel ha preso il suo posto nella nostra famiglia con naturalezza, senza accelerare le cose. Quando uscivo troppo tardi alla sera, mi sgridava con gentilezza dicendomi: ‘Sii cool, tua mamma si preoccupa’. Le mie amiche lo trovavano molto bello, ma lui era insensibile. Brigitte e lui sono come due persone fuse assieme”. Le macronnettes dicono che Bibi, il soprannome di Brigitte, è indispensabile e sempre presente, ma quando iniziano i paragoni con gli Obama e ancor più i Clinton (se c’è una da non nominare oggigiorno è la povera Hillary), Macron cambia tono. Non ci sono paragoni, lui e Brigitte sono unici, per lei, se mai l’Eliseo arriverà, ci sarà un ruolo preciso (niente stipendio però), perché è evidente che Brigitte “non è un vaso di fiori”, non lo sposti quando fai ordine né lo esponi soltanto quando ti conviene. Parlate pure tutti là fuori, questa moglie Macron la vuole tenere stretta.