Nicola Sturgeon (foto LaPresse)

Gli scozzesi patiscono il silenzio

Paola Peduzzi

Nel tinello di casa Sturgeon forse ci si parla un po’ meno

Lui cucina, è molto bravo a fare il ragù, lei stira le camicie, perfettamente, e intanto discutono del futuro della Scozia. Se non ci fosse la politica di cui parlare probabilmente i due non avrebbero nulla da dirsi, guarderebbero serie tv differenti, forse chissà non sarebbero nemmeno arrivati a condividere un salotto. Ma la politica c’è da sempre, eccome se c’è. Nicola Sturgeon, la dama di ferro del governo scozzese, e suo marito, Peter Muller, capo operativo dello Scottish National Party (Snp), sono la “dream couple” dell’indipendentismo scozzese, lei guida l’esecutivo lui il partito, e siccome la “premier” è nota per la sua totale incapacità di delegare – controlla tutto, accentra tutto – i destini della Scozia, tra Brexit e antico solido sogno di secessione, si decidono in questo preciso tinello di Glasgow.

    

La Sturgeon ha iniziato presto a sposare la causa indipendentista, ha raccontato che una sua insegnante di letteratura le aveva messo sotto il naso un modulo d’iscrizione per il Labour e lei aveva risposto: fanculo, io vado con l’Snp. Durante buona parte dell’impero di Alex Salmond, padre padrone del partito per molti anni, fino al referendum sull’indipendenza perso nel 2014, la Sturgeon non compariva nella catena di comando: lì c’era il cerchio magico di Salmond e nonostante la Sturgeon fosse considerata molto tosta e molto intelligente, la logica dell’Snp era da sempre: prima la lealtà poi la competenza. Poi due degli storici collaboratori di Salmond se ne andarono, e iniziò l’ascesa della Sturgeon, nuove persone ma stessi metodi: lealtà prima di tutto. Non è un caso che il marito sia per l’appunto al vertice del partito e che nel governo scozzese ci siano amici e collaboratori storici della coppia. Funziona così, la politica scozzese.

Ma cosa accade se poi la supercoppia non funziona più, se il meccanismo virtuoso, siamo solo noi, siamo uniti e siamo di successo, si inceppa? Le ultime elezioni sono state umilianti per la Sturgeon: ha perso 21 dei 56 seggi che aveva conquistato soltanto due anni fa, soprattutto ha sbagliato il calcolo più importante della sua carriera, quello tra indipendenza e Brexit. Gli scozzesi sono molto preoccupati dall’uscita del Regno Unito dall’Ue, per loro la permanenza in Europa era ed è molto importante dal punto di vista economico: già durante la campagna referendaria del 2014 si parlava molto della questione europea, e quando Londra minacciava di levare la sterlina agli scozzesi, loro si rifugiavano fiduciosi nella speranza di dotarsi dell’euro.

  

Ora che la separazione tra Londra e Bruxelles è in corso, la Scozia non ha gradito il fatto che la Sturgeon abbia messo un ulteriore carico ai tormenti, annunciando un nuovo referendum per l’indipendenza entro il prossimo anno. La Sturgeon voleva aumentare le pressioni sul premier britannico, Theresa May, e ammorbidire le sue posizioni sulla Brexit, ma in realtà Londra ha schivato i colpi della collega scozzese (almeno questi) e ha lasciato che la decisione apparisse soltanto come un calcolo cinico da parte della Sturgeon per preservare il potere. E così è stato: l’Snp è stato penalizzato nelle urne, e nessuno si è assunto la responsabilità della sconfitta.

  

La Sturgeon dovrebbe licenziare suo marito, dicono i commentatori, ma come fa? La sua forza dipende da lui, la sua debolezza dipende da lui. Ora manca una prospettiva, la Sturgeon ha posticipato di sei mesi la data del referendum, ma la concessione non è stata accolta con grande entusiasmo, e anzi all’ultimo comizio del fine settimana la premier scozzese s’è presa pure dei fischi. E’ finito l’idillio, s’affrettano a dire molti detrattori che aspettavano famelici l’inciampo, ma la curiosità più rilevante ha a che fare con il tinello. Che cosa si dicono i due ora che non tutto va bene, lui critica e lei ascolta, oppure è il contrario, e lei non stira più nulla furibonda? Magari ognuno si rifugia in un banale “non parliamo di lavoro” che nelle migliori famiglie serve a nascondere l’arrivo di una nuova segretaria e che in casa Sturgeon significa non avere quasi più nulla da dirsi.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi