Theresa May (foto LaPresse)

Le lettere lasciate sul treno e quella Brexit dei traditori che fa male a tutti

Paola Peduzzi

Venerdì la May presenterà il documento con cui si capirà che genere di relazioni il Regno Unito vuole mantenere con l’Ue. Forse lo stesso che è stato dimenticato sul vagone di un treno

Un’insegnante in pensione stava viaggiando sull’Eurostar da Bruxelles a Londra quando ha notato un plico di fogli vicino al suo bagaglio. Lo ha preso, gli ha dato un’occhiata e si è è accorta di avere tra le mani il documento che tutti – politici, commentatori, inglesi, europei: tutti – avrebbero voluto leggere: quel che pensa il governo inglese della Brexit. “Il documento riportava la sintesi delle posizioni del primo ministro inglese e dei suoi consiglieri su immigrazione, mercato unico e altre questioni relative alla Brexit – ha detto una fonte dell’intelligence britannica al Times – C’era anche un’analisi di quel che pensa l’Unione europea in modo da provare a comprendere quale sarà la posizione negoziale dell’Europa nei confronti dell’uscita del Regno Unito. Sopra a tutti gli altri fogli c’erano le stampe della corrispondenza tra Oliver Robbins e la premier Theresa May. Si tratta di materiale molto sensibile, se fosse finito nelle mani sbagliate le conseguenze per Londra sarebbero state gravi”. Le mani dell’insegnante non erano sbagliate: una volta arrivata a casa, nel South Yorkshire, ha chiamato il ministero della Brexit, ha detto di essere in possesso di questo plico, ha fornito il proprio indirizzo e ha gentilmente accolto i funzionari che sono arrivati, con una certa urgenza, a recuperare il documento. I funzionari hanno poi riportato i fogli al loro proprietario: Olly Robbins, che allora lavorava al dipartimento della Brexit con il ministro David Davis e che di lì a poco tempo sarebbe stato trasferito nell’ufficio di Downing Street che si occupa dell’uscita dall’Ue, dove lavora tuttora.

 

Il ritrovamento risale all’anno scorso, ne ha dato notizia domenica il Sunday Times, che ha cercato di capire se nell’inchiesta aperta subito dopo il ritrovamento fosse emersa la ragione di tanta distrazione. Pare di no, pare che si tratti soltanto di una dimenticanza, Robbins è uno di noi, che lasciamo la spesa in metropolitana o i vestiti nell’armadio dell’albergo. Ma la reazione nei suoi confronti non è stata indulgente: Robbins è uno dei personaggi chiave del romanzo sulla Brexit, non soltanto perché ha un ruolo di alto livello – è il negoziatore che più riesce a trovare argomenti di dialogo con Bruxelles – ma anche perché è l’incarnazione del ripensamento sul divorzio con l’Europa.

 

Dopo aver lavorato assieme a Davis, il ministro falco che vuole un accordo con Bruxelles in cui sia chiaro che i rapporti resteranno cordiali ma distanti, Robbins è diventato il capo della unit sulla Brexit costituita a Downing Street, quando la May ha realizzato di aver bisogno di un controllo assoluto sui suoi collaboratori. Soprattutto Robbins è diventato il rappresentante di chi, nel governo, vuole una Brexit negoziata e soft, quella che i falchi considerando una “uscita soltanto di nome” in cui di fatto il rapporto con Bruxelles si spezza soltanto perché ormai l’articolo 50 è in vigore e non si può tornare indietro. Secondo alcuni pettegolezzi, Davis ha cercato di convincere la May a licenziare Robbins: non ci si può fidare di uno così, uno che prima lavora con i falchi, poi va dal premier per dare sostegno alle colombe e nel frattempo dimentica un documento fondamentale su un treno. Davis non ce l’ha fatta, Robbins è ancora lì, è molto ascoltato, ricorda spesso a chi gli chiede se la sua vita è un inferno che ha lavorato con Tony Blair e Gordon Brown negli anni in cui si doveva realizzare la staffetta tra i due e non si concretizzava mai, non teme certo le tensioni di questi mesi. Anche se ormai lo scontro finale è vicino: la May ha deciso di riunire giovedì tutti i suoi ministri ai Chequers, la residenza estiva del premier, e conta di presentare venerdì il documento finale, quello in cui si capirà che genere di relazioni il Regno Unito vuole mantenere con l’Unione europea una volta che la Brexit sarà formalizzata, nel marzo dell’anno prossimo. La confusione è alta, il documento finale potrebbe essere quello abbandonato sul treno o il suo esatto contrario, non è accaduto nulla, a parte scontri liti porte sbattute, che faccia pensare che l’esito di questo incontro sia più soft o più hard. Comunque vada, metà governo, metà paese, sarà su tutte le furie, chiunque griderà al tradimento, che è un po’ quel che accade quando non sai se devi andartene o devi restare, se costa meno ripensarci o lasciarsi tutto alle spalle, se valgono più decenni di profittevole convivenza o lo sbotto furibondo di un attimo. Non può finire bene, e lo sai, quando anche soltanto parlarsi è già tradimento.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi