Foto di “Adopte un gilet jaune” via Facebook

L'amore al tempo dei gilet gialli

Paola Peduzzi

Un matrimonio sulla rotonda e una foto senza filtri per non avere sorprese

I foulard rossi sono la risposta ai gilet gialli, hanno manifestato fieri in Francia contro i catarifrangenti, contro la violenza, contro il caos, contro chi crede che la strada delle riforme europee si apra a suon di botte e ruspe lanciate sui ministeri e auto bruciate e cerotti vistosi. Il rosso contro il giallo, non si sa più in che panni mettersi, queste cosiddette rivoluzioni colorate ci hanno un po’ preso la mano – è comunque colpa di Soros! – ed è quasi arrivato il momento di rivalutare le Femen, che senza colori e senza vestiti spostano un po’ più in su la barra dell’appartenenza. Però è rassicurante scoprire che, al di là della veemenza e della violenza, al di là dei pretesti e delle ingerenze straniere, la piazza è pur sempre il posto in cui si cerca l’amore.

 

Il Figaro, tra un’analisi pensosa e l’altra, si è gettato sui gruppi Facebook in cui, oltre alle stime sul prezzo del carburante e alle proposte di ribellione al macronismo (e all’Unione europea e alla Nato, dato che ci siamo), si cerca l’anima gemella: catarifrangente, ché il dialogo bipartisan non ha evidentemente più nulla di sexy. “Non ti va di manifestare da solo/a? Su questa pagina potrai incontrare l’amore della vita o di una notte, condividendo le stesse idee sulla giustizia sociale e il rispetto del popolo”, si legge sui gruppi creati fin dalle prime proteste, tra i quali spicca Adopte un gilet jaune”, che fa il verso al sito di incontri “Adopte un mec”, che ha già più di quattromila iscritti. Caroline, che è una delle animatrici del gruppo, dice di essere molto soddisfatta, il gilet funziona come Cupido, almeno dieci coppie si sono già formate discutendo del pieno della macchina – lei ancora non ha trovato nessuno, ma è fiduciosa, tutti sanno che è single, qualcosa succederà. Ci sono conversazioni online, ci sono alcuni che si incontrano senza dir niente agli altri, ma il luogo d’amore è la manifestazione stessa, ci si abbraccia nel corteo e se proprio proprio non ci si trova è facile disperdersi nella folla.

 

Non è necessario essere un gilet giallo, precisa Caroline, la rivoluzione è di tutti, ognuno può prendersi il suo pezzetto, il suo flirt, il suo bacio, basta aver voglia di condividere idee e tempo e solitudini. Così come gli europeisti si riunivano nelle piazze di Pulse Europe e raccontavano di quanto l’amore avesse cementato il progetto europeo, così i gilet gialli rivendicano i loro fidanzamenti: c’è chi si dichiara amore eterno su una rotatoria, chi si inginocchia e fa le cose secondo la tradizione, chi tira fuori l’anello e chi si è addirittura sposato (simbolicamente) nell’aiuola centrale di un crocevia, con il bouquet catarifrangente e i sacchetti di plastica sulla testa, perché il tempo non è sempre stato clemente con i gilet innamorati. Le foto vengono ripostate nei gruppi, diventano contagiose, voglio innamorarmi anche io, e Caroline racconta che alcune ragazze scrivono in privato per avere informazioni più dettagliate: gli appuntamenti al buio sono divertenti ma un primo piano senza filtri è molto più utile.

 

Lo sanno bene i gruppi politici che hanno già sperimentato la strategia Cupido, come gli insoumis di Jean-Luc Mélenchon che hanno due siti di incontri abbastanza frequentati e come gli attivisti di Momentum, nel Regno Unito, che organizzano macchinate per andare agli eventi tutti insieme e dicono che non c’è afrodisiaco migliore di un dibattito sulla nazionalizzazione delle ferrovie. I sociologi intervistati dai giornali dicono che questi gruppi e questi flirt sono la dimostrazione del bisogno di appartenenza, del desiderio di sentirsi coinvolti, ascoltati, corteggiati, amati. Che ne è del romanticismo di riconoscersi in piazza senza sapere nulla l’uno dell’altra, il colpo di fulmine della rivoluzione? Non c’è, non serve, che pensiero retrò, l’amore col gilet è fatto così: è calcolato.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi