Germania, negozi distrutti dopo una notte di scontri violenti a Stoccarda

Gli scontri a Stoccarda, un articolo contro la polizia e gli effetti dell'incontinenza verbale

Paola Peduzzi

Benvenuti nella rassicurante Germania, dove c’è una leadership votata alla cautela e al pragmatismo, ma dove ci sono i segni di un’ebollizione politico-sociale che sta coinvolgendo tutto l’occidente

Un articolo molto duro con la polizia, la condanna del sindacato dei poliziotti, l’intervento del ministro dell’Interno: questi articoli devono essere vietati, “l’assenza di inibizioni nelle parole porta ad assenza di inibizioni nelle azioni”, bisogna mettere un freno all’incontinenza.

  

Benvenuti nella rassicurante Germania, dove c’è una leadership votata alla cautela e al pragmatismo, ma dove ci sono i segni di un’ebollizione politico-sociale che sta coinvolgendo tutto l’occidente. Sabato sera in una delle piazze principali della prospera Stoccarda, nella regione del Baden-Württemberg, una richiesta di documenti da parte della polizia che sospettava un spaccio di droga a un diciassettenne è diventata rissa, scontri, “guerra civile”, come ha detto un politico locale. Venti poliziotti feriti, negozi saccheggiati, “una scena ripugnante”, ha detto la cancelliera Angela Merkel che, come la stragrande maggioranza degli esponenti politici della Germania, si è schierata a difesa della polizia contro i riottosi. Ieri mattina è arrivato in città il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che il giorno prima aveva appunto parlato del legame tra incontinenza verbale e incontinenza delle azioni, “come abbiamo visto a Stoccarda”. Se si parla male si agisce male, e in questa stagione di ebollizione spesso arriva la violenza.

  

L’articolo senza inibizioni è stato pubblicato sulla Taz, quotidiano di sinistra, il 15 giugno scorso: era un commento di una polemista, Hengameh Yaghoobifarah, contro la polizia. I poliziotti non sono buoni a nulla, scriveva, se dovessimo abolire la polizia che cosa ne sarebbe di loro? Niente, essendo berufsunfähig, incapaci di lavorare, andrebbero gettati via – gettati nella Mülldeponie, la discarica, perché la pattumiera di casa non basterebbe. L’articolo ha fatto infuriare un po’ tutti, e la direttrice della Taz, Barbara Jung, ha chiesto scusa per il tono brusco, forse qualcuno potrebbe essersi offeso, ha ammesso, ma era “satira”, non prendetevela troppo. L’abolizione della polizia, tema sventolato dall’ala più radicale delle proteste contro il razzismo, è stato importato dall’America in Germania, creando dibattito soprattutto a sinistra, dove sul tema ci si divide di più.

  

Sasia Esken, numero due dell’Spd, la sinistra al governo in coalizione con la destra merkeliana, ha chiesto di aprire un’inchiesta sul “razzismo sistemico” dentro le istituzioni e in particolare nella polizia. Qualche tempo fa, su Twitter, la Esken ha scritto di sé: “58 anni, Antifa, naturalmente”, e questa sua dichiarazione non è calata molto bene nel dibattito pubblico e anzi si è deteriorata ulteriormente dopo gli scontri di Stoccarda. Poiché bolle tutto assieme, l’inchiesta sulla polizia, l’utilizzo del termine “antifa”, l’articolo per nulla satirico sulla polizia e gli scontri nella città economicamente più ricca del paese si innestano su una sinistra che non trova pace: l’Spd ha rinnovato la sua leadership alla fine dell’anno scorso, ha scelto due guide radicali, Norbert Walter-Borjans e la Esken, che dovevano far fuori la grande coalizione con la Merkel e che invece – così dicono i giornali – ora stanno valutando di ricostruire un tandem con il moderato ministro delle Finanze, Olaf Scholz, che avevano sconfitto alle primarie. L’esatto contrario di quello che avevano promesso di fare, insomma.

  

Nemmeno la decisione di Seehofer di fare un reclamo ufficiale contro la giornalista della Taz ha avuto un effetto positivo: “Una reazione eccessiva e bizzarra – ha scritto Jeremy Cliffe, ora al NewStatesman ma per anni corrispondente in Germania dell’Economist – dove siamo a Berlino o ad Ankara?”. L’assenza di inibizioni non sta avendo effetti grandiosi né sui media né sulla politica, né in Europa né in America.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi