Quand'è che la derisione diventa strategia politica?
Il successo del Lincoln Project nel trollare Trump e un pensiero fisso: chissà quante volte hai riso tu di me
A far arrabbiare Trump non ci vuole niente, il presidente è irascibile e incontinente: è cosa ci fai poi con la sua ira quel che conta. Il Lincoln Project, l’organizzazione di repubblicani anti Trump che usa il sistema di trollaggio presidenziale contro lo stesso presidente, si trova proprio in questo punto, quello in cui il divertimento del web e di Twitter dovrebbe trasformarsi in politica efficace. Detto brevemente: ridere di Trump diventa un voto per Joe Biden, il candidato alla presidenza del Partito democratico.
Ora, con le risate bisogna fare attenzione perché la derisione resta molto impressa a Trump, se la ricorda, e poi vuole vendicarsi. E’ accaduto all’inizio del suo mandato, quando Trump disse: ride bene chi ride ultimo, rivolgendosi a Barack Obama, che nel 2011 aveva riso pubblicamente di Trump e della sua campagna di allora – quella che voleva che fosse reso pubblico il certificato di nascita di Obama perché sosteneva che non fosse nato sul suolo americano (voltandosi indietro, quella campagna sembra una sintesi molto esatta del trumpismo: un sospetto che diventa verità da perseguire). Trump si era segnato le risate di Obama e quando ha potuto gliele ha rinfacciate, e si è fatto lui una bella risata. Ride bene chi ride ultimo, ora alla Casa Bianca ci sono io, disse Trump. Che oggi vorrebbe vendicarsi del Lincoln Project e di quelli che sono chiamati “Rino”, i repubblicani soltanto di nome, che gli stanno facendo una guerra interna che lo infastidisce molto. Perché è canzonatoria, perché è comica, perché fa effettivamente ridere. Trump ce l’ha in particolare con uno dei fondatori del Project, George Conway, che è il marito di Kellyanne Conway, cioè di una rarissima specie di trumpiana: una che è sopravvissuta dal 2016 a oggi. Ce ne sono pochi come lei, anzi forse come Kellyanne c’è solo Kellyanne, sfacciata e calma, indefessa, mai stanca di difendere Trump. Come faccia la Conway a essere sopravvissuta a Trump e al proprio marito contemporaneamente è un mistero, per di più che se George oggi sa benissimo dove e come colpire Trump è perché ha ascoltato con attenzione (interessata) i racconti della moglie, forse anche qualche sua conversazione. Il mistero di casa Conway è una delle poche cose che ancora appassionano di una Casa Bianca diventata noiosa tanto è disfunzionale, ma l’obiettivo oggi del Lincoln Project e degli anti Trump non è più soltanto quello di riderci su.
I sondaggi non vanno bene per Trump e i margini sono sempre più ampi: Mike Allen ha scritto nella sua newsletter che il superpotere di Trump sta diventando kryptonite. Finora il presidente – anche prima di diventare presidente – era riuscito a far credere qualsiasi cosa ai suoi elettori, ora questo potere è un po’ scemato, lo spavento della pandemia che non cala e molti suoi alleati costretti a dire il contrario di quel che hanno detto a lungo ha un effetto abbastanza evidente anche tra i repubblicani. Ross Douthat, commentatore conservatore del New York Times anti trumpiano, sostiene che “la catastrofe” dell’Amministrazione Trump ha accelerato un processo di scivolamento verso sinistra nel paese che era già in corso, e che dipende molto da ragioni demografiche. Di fatto, dice Douthat, succede ora quel che avrebbe dovuto succedere tra dieci anni, e la colpa è di Trump. Di fronte al superpotere che un po’ evapora, alcuni repubblicani iniziano a fare qualche calcolo, visto che il tariffario della lealtà si è alzato moltissimo in questi anni di trumpismo. E mentre i democratici provano a non farsi prendere da un abbaglio simile a quello del 2016 e provano a non dare retta alle bolle twittarole che fanno sembrare ogni cosa più facile, ci si guarda attorno con un pensiero fisso: chissà quante volte hai riso tu di me.