Screenshot da un post Instagram di Donald Trump Jr

Il figlio di Trump vs il figlio di Blair: due modi di stare in famiglia, e al mondo

Paola Peduzzi

Mentre Donald Jr pubblica fotomontaggi del padre che cavalca un'aquila con un fucile, il primogenito dell'ex premier britannico critica alcune riforme della stagione blairiana

C’è il figlio che pubblica fotomontaggi in cui il padre è il re del mondo e c’è il figlio che scrive sul giornale: scusami papà, ma una delle riforme di cui vai più fiero era un errore. Il primo è un Trump – non poteva che essere così, al limite un Bolsonaro: l’account Instagram di Donald Jr sembra una parodia tanto è posticcio e ripetitivo, e invece. Un paio di giorni fa, mentre tutto il mondo si preoccupava per la mania di suo padre di organizzare assembramenti senza mascherina quando l’America sta vivendo un nuovo picco di coronavirus in molti casi peggiore di aprile, Donald Jr ha pubblicato uno dei suoi amati fotomontaggi: Trump che cavalca un’aquila e passa sopra al Monte Rushmore dove a tutti i presidenti nella roccia è stato messo un cappellino “Making America Great Again”. Ah, e Trump ha un fucile in mano, non vorrai sorvolare la tua terra senza che ti venga voglia di far fuori qualcuno. Secondo Donald Jr questa è “the most American way possible”, il massimo dell’essenza americana, quella che solo Trump sa ritrovare e celebrare, per il 4 luglio in particolare. Non si sa per quale motivo l’algoritmo ha messo in evidenza questo post del figlio più di altri – forse per via del fucile, chissà – ma combinato con il discorso lugubre del padre nel giorno della festa, ha creato un’esplosione: nemmeno nelle dittature, i figli arrivano a tanto per i padri, sostenevano molti. In realtà nelle dittature accade molto di peggio, questa in fondo è una campagna elettorale cui partecipa attivamente tutta la famiglia (quante email al giorno ricevete da parte di Eric Trump?), però un po’ di cautela, volendo, si potrebbe consigliare. Nell’America dell’ebollizione politica e sociale, tutti questi fucili e questo immaginario da guerrieri sono fatti con che obiettivo? Ne viene in mente uno soltanto. 

 

 

L’obiettivo dell’altro figlio, quello critico con il padre, è invece più sfumato. Il figlio è Euan Blair, il primogenito dell’ex premier britannico Tony Blair, che noi ricordiamo teenager nelle foto ricordo fuori da Downing Street e che ora ha 36 anni, vive più nella Silicon Valley che a Londra, scrive paper che vengono pubblicati dal Policy Exchange, il think tank dei conservatori liberali, e secondo un recente ritratto di Tatler ha la stessa capacità di persuasione del padre. (Una grande differenza tra Donald Jr ed Euan ha a che fare con il potere e non è irrilevante: un conto è essere nel mezzo della guerriglia, un altro è aver vissuto la guerriglia da ragazzo e potersi cimentare oggi nel confronto con il padre). Ieri Euan ha partecipato a una trasmissione della nuovissima radio dei Murdoch, la Times Radio, e ha discusso del suo progetto di “retraining the nation” cioè di ripensare la formazione dei giovani per renderli più adatti a una nuova realtà in cui l’accesso al mondo del lavoro è reso ancora più complicato dalla crisi da coronavirus. Quando era premier, Blair inaugurò un progetto di riforma delle università che voleva aumentare (e aumentò) il numero di ragazzi che andavano all’università. Fu un cambiamento culturale tra i più importanti dell’epoca blairiana e il fatto che oggi l’erede Blair dica che non serve più fa molto scalpore. In realtà Euan è diventato molto più presente nel dibattito perché, dopo un’esperienza a Morgan Stanley, ha deciso di fare qualcosa di “più rilevante” dal punto di vista sociale e ha fondato White Hat, un’azienda che ha come obiettivo quello di far sì che gli stage e i praticantati diventino equiparabili ai diplomi di laurea. Il dibattito inaugurato da Euan Blair si innesta su una crisi enorme delle università inglesi a causa del coronavirus: ieri il Financial Times raccontava che ci sono decine di atenei che rischiano il fallimento perché ora che molti corsi sono previsti soltanto online il numero di richieste di iscrizioni da parte degli studenti è collassato. L’Institute for Fiscal Studies ha pubblicato un documento che dice: bisogna fare un bailout delle università, altrimenti il sistema di istruzione inglese è spacciato. Euan Blair propone un’altra strada, molto dibattuta, ed è forse a questa alternativa che dovremmo badare più che alla rivalità tra padre e figlio – che è comunque più proficua della propaganda con i fotomontaggi dei figli Trump. 

 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi