(Lapresse)

Cosmopolitics

Il confine da ricucire tra Messico e Stati Uniti

Paola Peduzzi

Quattro famiglie separate dalle politiche sull'immigrazione dell'Amministrazione Trump si riuniranno questa settimana. Alla guida della task force per i ricongiungimenti familiari c'è Michelle Brané, ma il tracciamento è complicatissimo quando l'invisibilità è l'unica garanzia di sicurezza 

Quattro madri in arrivo da Honduras, Guatemala e Messico varcheranno questa settimana il confine statunitense in California e in Texas per riunirsi ai loro figli che vivono in America e che erano stati separati dai genitori negli scorsi anni, in seguito alla politica “zero tolerance” sull’immigrazione dell’Amministrazione Trump. Sono 5.500 i ragazzini separati dalle loro famiglie a partire dalla fine del 2017, alcuni hanno ritrovato già i loro genitori, altri no, altri ancora sono introvabili. Lo stesso vale per i genitori: la task force creata dall’Amministrazione Biden per i ricongiungimenti familiari, guidata da Michelle Brané, è alle prese con un tracciamento complicatissimo perché i dati disponibili sono spesso sbagliati e le persone coinvolte, genitori e ragazzi, considerano l’invisibilità l’unica loro garanzia di sicurezza.  “Uno dei problemi è che non sappiamo dove sono questi ragazzi – ha detto Joe Biden – Stiamo facendo un lavoro infernale per trovarli. Siamo come dei detective, continuiamo a fare tentativi”.

 

Secondo i dati ufficiali, la task force ha trovato duecento dei 645 genitori che sta cercando, ma ha altri 5.600 file da visionare: è un puzzle di cui non si sa il numero dei pezzi. Alcuni bambini erano talmente piccoli quando sono stati separati che non ricordano i genitori, alcuni nemmeno la loro lingua madre. E ci sono anche altre questioni pratiche da risolvere: viene un genitore da solo? E si potrà fermare in America? Per quanto? Ci saranno dei risarcimenti? Per ora le risposte sono ancora parziali. 

 

Il giorno del suo insediamento, Joe Biden sospese il programma “Remain in Mexico” che chiedeva a chi faceva richiesta di asilo (circa 70 mila richiese pendenti) di rimanere in Messico ad aspettare l’esito delle verifiche. A febbraio Biden pose fine anche ad altre politiche per contenere l’immigrazione create dal suo predecessore, come il limite di ingresso da tredici paesi per lo più musulmani (era il “muslim ban”). Queste revisioni erano considerate scontate dai democratici, ma hanno avuto l’effetto immediato di aumentare l’afflusso di migranti: a marzo sono arrivati 19 mila minori non accompagnati, un record assoluto, e le guardie al confine hanno dovuto alloggiare i ragazzi nei centri conferenze rimasti vuoti per la pandemia e nelle basi militari.

 

In tutto le autorità di frontiera hanno dovuto prendere in custodia 53 mila persone tra adulti e minori, un aumento del 175 per cento rispetto a febbraio. I minori devono ancora essere “detenuti” finché non si trovano i genitori o non si verifica (ci vogliono settimane) che gli adulti che li accompagnano sono dei parenti. Perché nel frattempo è iniziato un traffico di minori da parte di persone che non sono familiari ma si presentano come tali, minacciando i ragazzi se non li assecondano.


Per una volta però un cambiamento nel linguaggio utilizzato non è solo retorica: l’Amministrazione Trump chiamava questi ragazzi “unaccompanied alien children”, ora sono “ospiti temporanei” dei centri: quel temporaneo secondo la legge vale 72 ore, poi le case di accoglienza devono rispettare alcuni criteri che vanno oltre la sopravvivenza.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi