In Europa
In viaggio con la piccola Amel, la bambina siriana gigante
Una marionetta alta tre metri e mezzo attraversa l'Europa per costringerci a guardare i rifugiati non soltanto attraverso numeri e slogan. La polemica in Grecia e l'arrivo a Roma l'11 settembre
“Little Amal” fa parte del progetto “The Walk”, una camminata europea per non distrarci, per non ridurre il dibattito sui rifugiati a slogan acidi e a numeri da confrontare, paragonare litigandoci sopra senza capirci nulla. La chiamano campagna di sensibilizzazione ma è una bambina che cammina e che a differenza di molte altre bambine che incrociamo per strada si fa notare: è questa la sua forza, non è invisibile
La piccola Amal arriverà a Roma l’11 settembre, una data speciale per la coscienza occidentale, e sarà accolta al Maxxi, mentre sui palazzi del centro della città saranno proiettati i dipinti dell’artista siriano Tammam Azzam, che ora vive in Germania e racconta con l’arte lo strazio del suo paese. Anche la piccola Amal è siriana: è una marionetta alta tre metri e mezzo, una bambina gigante con i capelli lunghi e i vestiti colorati che cammina per ottomila chilometri dalla Turchia fino a Manchester, nel Regno Unito, con il suo seguito di uomini e donne che la fanno muovere e inchinarsi per allungare la mano e accarezzare la testa dei bambini che la guardano stupefatti. “Little Amal” fa parte del progetto “The Walk”, una camminata europea per non distrarci, per non ridurre il dibattito sui rifugiati a slogan acidi e a numeri da confrontare, paragonare litigandoci sopra senza capirci nulla. La chiamano campagna di sensibilizzazione ma è una bambina che cammina e che a differenza di molte altre bambine che incrociamo per strada si fa notare: è questa la sua forza, non è invisibile.
La piccola Amal (amal in arabo vuol dire speranza) è partita da Gaziantep, in Turchia, vicino al confine con la Siria: i ragazzini di lì, molti siriani come lei, le hanno scritto dei messaggi di incoraggiamento, hanno accompagnato i suoi primi passi illuminando la strada con le lanterne, le hanno detto che è coraggiosa, hanno raccontato le loro storie, hanno riso e hanno pianto quando hanno saputo che Amal, in questo suo viaggio, sta anche cercando sua madre. Amal è il personaggio di una rappresentazione teatrale inglese che si chiama “The Jungle” e che racconta il campo profughi di Calais, in Francia, “la giungla” per l’appunto. Ha nove anni, è di Aleppo, sua mamma un giorno è uscita per cercare da mangiare e non è più tornata: Amal è partita per cercarla, è una dei 6,8 milioni di siriani che sono oggi rifugiati o richiedenti asilo, e c’è chi pensa che le sia andata comunque meglio degli altri sei milioni e rotti di siriani che hanno dovuto lasciare casa loro e vivono da qualche altra parte in Siria.
La camminata in Turchia è finita con un tramonto di quelli che soltanto la luce di questa parte di mondo sa dare e con un concerto di cantanti siriani – la musica di casa, la musica che se hai vissuto in un regime, è un bene di lusso. Poi Amal è partita per la Grecia. A Meteora, nel centro del paese, è stata bloccata. Il consiglio comunale della città – famosa per i suoi ventiquattro monasteri ortodossi costruiti su torri naturali di rocce, uno spettacolo che è patrimonio dell’Unesco (meteora vuol dire “in mezzo all’aria” e i monasteri sembrano sospesi) – hanno detto che la presenza di un rifugiato musulmano gigante in questa terra sacra per gli ortodossi era inopportuna. E magari poi questa presenza fa da richiamo per altri rifugiati, e la Grecia è già allo stremo (il ministro dell’Immigrazione, Notis Mitarachi, ha detto la settimana scorsa che la Grecia “non vuole diventare la porta d’ingresso dell’Europa per il flusso di migranti illegali come è stata dal 2015 al 2019”). Il sindaco di Meteora ha infine trovato un compromesso: la piccola Amal ha camminato nel villaggio centrale ben distante dalle torri e dai monasteri. Il piano originario era un pic nic con i bambini, nessuno si era posto il problema dei monasteri, ma quando ci sono state le polemiche, la camminatrice ha cambiato strada. “Se non siamo i benvenuti, non veniamo”, ha detto un produttore di “The Walk”.
A Roma, lo spettacolo di accoglienza si intitola “Le visioni notturne di Amal”: i ricordi della guerra, di casa, la voglia di tornare, la necessità di fuggire di una creatura che è alta tre metri e mezzo, ma è solo una bambina.