Cosmopolitics
I camionisti No vax di Ottawa fanno furore, ma in Europa c'è fretta di normalità
La grancassa delle destre populiste, con i suoi influencer non sempre fedeli ma comunque non distratti come Elon Musk, si è messa in moto e così ora l’assedio dei camionisti sta mandando ai matti i canadesi
I camionisti di Ottawa hanno infine trovato la visibilità che andavano cercando, non certo grazie ai loro clacson e alle quattrocentocinquanta multe (di cui vanno molto fieri) che hanno preso soltanto nella giornata di sabato: per quanto siano rumorosi e convinti, questi camionisti per la libertà che combattono le misure restrittive anti pandemia e i vaccini, da soli non possono granché. Ma la grancassa delle destre populiste, con i suoi influencer non sempre fedeli ma comunque non distratti come Elon Musk, si è messa in moto e così ora l’assedio dei camionisti che sta mandando ai matti i cittadini di Ottawa che da settimane vivono di deviazioni e di clacson nelle orecchie è il fronte da cui esporsi per farsi vedere bene. Donald Trump venerdì ha celebrato i camionisti e non ha perso occasione per dire a Justin Trudeau, il premier canadese, che è “un pazzo di estrema sinistra”. Si levava l’ennesimo sassolino dalle scarpe, Trump, che con Trudeau non si è mai tenuto tanto e che sta sperimentando diverse operazioni di lesa maestà a cominciare dal suo ex vicepresidente Mike Pence (non avendo Trump fatto una piega quando la folla del 6 gennaio gridava “impiccate Pence!”, poteva aspettarsi che oggi l’ex vicepresidente dica di non aver mai avuto il potere di ribaltare l’esito elettorale). Ma soprattutto faceva quel che sa fare meglio: richiamare l’attenzione dei suoi seguaci in giro per il mondo.
Obiettivo raggiunto, come ha spiegato il centro studi Institute for Strategic Dialogue che studia l’estremismo online: “Le figure politiche americane della destra e i creatori di contenuti hanno dato un grande slancio e hanno reso globale questa protesta”. La piattaforma di riferimento è Telegram, sono nate molte liste di crowdfunding e pare che il movimento dei camionisti abbia raccolto in pochi giorni moltissimi fondi, “su una scala senza precedenti”. Dal 22 gennaio al 5 febbraio, ci sono stati circa settemila post sul Facebook americano che menzionavano i camionisti e anche il capo della polizia di Ottawa, che ha iniziato a intervenire, ha detto che c’è stato un grande aiuto per la protesta da parte di persone degli Stati Uniti.
Ora che la visibilità è stata raggiunta, il movimento vuole espandersi geograficamente: a sud naturalmente, ma anche in Europa, in particolare in Francia dove l’allerta per i convogli di auto organizzati è alta da quando i gilet gialli iniziarono la loro protesta contro l’aumento del prezzo del carburante e finirono per assaltare i ministeri di Parigi. Già dal prossimo fine settimana potremo assistere alle proteste dei camionisti per la libertà a Bruxelles. Ma se negli Stati Uniti e in Canada è già in corso la discussione su come raccontare e considerare questa protesta – non dicono forse, tra le tante fesserie, qualcosa di giusto, cioè che non se ne può più di mascherine e di limitazioni ai non vaccinati?, chiedono alcuni commentatori – potrebbero arrivare invece in ritardo rispetto al dibattito e alle divisioni europee. Qui da noi s’è già avviato, pur se in modo a tratti goffo, il processo educativo alla convivenza con il virus: non bloccateci le strade, camionisti per la libertà, abbiamo fretta di normalità.