Cosmopolitics
Trump seleziona l'esercito per il mid-term con due criteri: fedeltà e vendetta
Alcuni consiglieri repubblicani non ostili all'ex presidente si lasciano scappare, in forma anonima, note di scetticismo: a fare così tanti endorsement, il peso specifico si diluisce, e rischia pure di perdere in molte corse
Tra qualche settimana iniziano le primarie in vista del voto di metà mandato di novembre e Donald Trump vuole che questo sia l’appuntamento in cui tutti diranno, mostrando platealmente il proprio sollievo: è tornato. Per questo si è messo a selezionare i candidati da sostenere, si è già esplicitamente espresso a favore di un centinaio di politici repubblicani, scegliendoli in base a due criteri: lealtà e vendetta. La lealtà deve essere totale, e comprende la volontà di ripetere in pubblico che le elezioni del 2020 sono state rubate dai democratici, che Joe Biden è un impostore e che il voto di novembre sarà l’inizio di una riconquista dovuta. La vendetta è invece quella dell’ex presidente contro chi non lo ha sostenuto negli ultimi mesi del suo mandato, quando voleva cambiare le regole istituzionali per potersi aggiudicare la vittoria.
L’esempio più indicativo di questa sete di vendetta è la Georgia: Trump sostiene per la corsa di governatore il senatore David Perdue contro il governatore uscente Brian Kemp, che nel 2020 si era rifiutato di assecondare l’allora presidente che pretendeva da lui il rigetto dell’esito elettorale nel suo stato. Il tradimento di Kemp, agli occhi di Trump, era doppio: al momento del bisogno non si è messo a disposizione, ma nel 2018 aveva approfittato dell’endorsement presidenziale per essere eletto senza risparmiarsi in complimenti e parole di miele. Kemp deve essere spazzato via, insomma, e poco importa se Perdue sta andando male, poco importa se gli altri candidati al Congresso tra i repubblicani non citano mai Perdue, e poco importa pure se si è ricandidata come governatrice Stacey Abrams, stella dei democratici che si prepara a uno scontro elettorale molto agguerrito. Una vendetta è una vendetta, tutto il resto non conta.
Nelle altre contese, Trump ripropone altri suoi format che considera di successo: in Pennsylvania, ci sono due repubblicani trumpiani alle primarie per il Senato, e lui ne ha scelto uno perché è più televisivo, più ricco, più eccentrico e più fedele dell’altro – è l’ex chirurgo Mehmet Öz, noto al pubblico come Dr Oz. La notorietà e anzi le buone performance televisive sono anche alla base dell’endorsement che Trump ha fatto qualche giorno fa allo scrittore J.D. Vance, candidato al Senato in Ohio, che pure non nasce come un fedelissimo: l’autore di “Elegia americana” è stato in più occasioni critico nei confronti dell’ex presidente.
Vance non sta andando bene nei sondaggi ma ha molti soldi, funziona in tv e ha il sostegno dei pesi massimi del trumpismo, Peter Thiel e Tucker Carlson. Alcuni consiglieri repubblicani non ostili a Trump si lasciano scappare, in forma anonima, note di scetticismo: a fare così tanti endorsement, il peso specifico dell’ex presidente si diluisce, e rischia pure di perdere in molte corse. Ma le logiche elettorali qui non si applicano: Trump sta costruendo il suo esercito, deve rastrellare più soldati possibile, poi li metterà in fila.