Sull'importanza di scrivere bene
Paul Romer spiega che una scrittura chiara e concisa è essenziale all’integrità della scienza
Scrivere in modo chiaro e conciso è un servizio essenziale che chi fa ricerca o divulgazione scientifica deve rendere ai lettori, a se stesso e all’integrità della scienza.
Paul Romer, capo economista della Banca mondiale, è stato nei giorni scorsi oggetto di polemiche per la maniacale cura dei testi scritti. La contestazione è andata ben al di là del mero mugugno, tant’è che alla fine ha dovuto capitolare e, pur mantenendo il ruolo di capo economista della Banca e la supervisione del World Development Report, ha annunciato che lascerà la guida del gruppo di lavoro sull’economia dello sviluppo.
Per spiegare le sue ragioni, Romer ha reso pubbliche le riflessioni che, nel tempo, aveva condiviso coi colleghi sul blog interno della Banca. In particolare, in un post del 24 gennaio intitolato “Writing” chiarisce la sua idea. Secondo me quel post dovrebbe diventare un vero e proprio manifesto: tutti noi dovremmo voler essere come Romer.
Scrive l’economista americano:
Writing is the bottleneck that holds back the rate of diffusion of ideas. Writing is a production process that converts knowledge stored in neurons into knowledge codified as text. Writing clearly and concisely is a time consuming, multi-stage process that starts with composing and is followed by multiple rounds of editing and user testing. The essence of this process is captured by the apology that I used as the tagline for this update: “I would have written less but I didn’t have the time.”
Scrivere in modo chiaro e non ambiguo è particolarmente importante per coloro che svolgono una funzione “pubblica”, come ricercatori e scienziati, e per i testi destinati ad avere ampia circolazione. Romer osserva che la cattiva scrittura non è solo segno di sciatteria e scarso rispetto verso il lettore. E’ anche un modo, consapevole o no, di mascherare la poca chiarezza sull’oggetto della comunicazione. A volte ciò riflette la scarsa lucidità di chi scrive, altre volte l’intenzione di propalare fuffa.
La buona scrittura è infatti la condizione essenziale del rapporto di fiducia tra gli scienziati e la popolazione in generale. In un contesto di asimmetria informativa, la funzione sociale della scienza si regge appunto sull’aspettativa, da parte dei cittadini, che gli esperti siano intellettualmente onesti. Ma non può esserci onestà intellettuale se le frasi sono contorte, la scelta delle parole ambigua, il testo di difficile lettura:
When a scientist with a reputation for integrity makes a claim, most lay readers will trust that it is correct. If the claim is stated clearly, it will be easy for some other scientist to verify whether it is true. If the assertion turns out not to be true, the scrutiny will ratchet up. In one recent case, a careful look revealed that the author fabricated data he claimed to have collected via a survey. This ended his career in science. Because of the personal cost that would follow if they were to make false statements that are uncovered, working scientists have an incentive to be scrupulous about telling the truth. This is why it makes sense for people to trust the precise claims that a scientist makes.
Provate a confrontare questa nettezza di posizioni e chiarezza espositiva col “burocratese” e il “politichese” a cui siamo tutti quotidianamente esposti (e a cui, in qualche modo, molti di noi partecipano). Forse più di ogni altro Paese, l’Italia dovrebbe dire: Forza Romer!
Il Foglio sportivo - in corpore sano