saverio ma giusto
L'Isis rosica. La gente ha paura degli asintomatici, non degli attentati
Il terrorismo islamico era il pericolo n°1: ora è stato scalzato dal droplet, dal pangolino, persino dalla movida
Dirò quello che nessuno ha il coraggio di dire, e che forse in tanti non sanno nemmeno di aver pensato o provato se non inconsciamente, in un angolo remoto della propria mente o dello spirito: gli attacchi terroristici di Nizza e Vienna ci hanno riportato alla mente un tempo in cui rispetto alla stagione del Covid si poteva vivere e respirare. Invece che paura ora l’Isis suscita tenerezza e un briciolo di nostalgia: il pensiero corre ai bei tempi in cui si poteva uscire la sera a fare assembramento. Quando ancora si potevano prendere gli aerei o salire in metropolitane piene al 100 per cento, e a spaventarci era il grido “Allah Akbar!” e non “Etciù!”. Quando la minaccia arrivava dai tir sulla folla, e non dalla folla. Dice il ministro Di Maio (scusate l’ossimoro) che gli attentatori di Vienna “odiano la nostra libertà”; al contrario, io penso ne siano involontariamente i cantori: l’attacco alla capitale austriaca è avvenuto esattamente 24 ore prima che scattasse il lockdown nazionale, per altro prendendo di mira soprattutto locali e ristoranti come fosse un Dpcm qualunque.
Potremmo dunque considerare questo attentato, più che “odio per i nostri valori e la nostra democrazia” come dice il cancelliere Kurz, una protesta degli islamisti contro il lockdown speculare a quelle di Napoli, Roma, Milano, Torino; solo con delle persone al posto delle vetrine. Oppure al contrario come il più conformista degli atti: un aiuto alle istituzione nel ribadire “state a casa”, se non per il virus almeno per il terrorismo. O forse è stata una corsa contro il tempo, l’ultima sera utile per fare un attentato che sennò poi slittava a chissà quando, con l’Isis costretta a rilasciare voucher-esplosivi ai propri martiri: un atto fra il disperato e il malinconico, un po’ come quei tipi da bar che in questi giorni di chiusure alle 18,00 si sparano uno spritz alle 17,00.
Il terrorismo globale rosica: il virus è riuscito a cambiare – se non spezzare, di certo piegare – le nostre abitudini, cosa che invece gli attentatori non erano riusciti a fare per più di qualche giorno da ogni attacco. Se il 2020 è stato bisestile, per i terroristi è stato funesto: con una pandemia in corso, fra lockdown e blocco degli spostamenti un terrorista risulta obsoleto come il riconoscimento facciale con l’obbligo di mascherina. Un tempo il terrorismo islamico era il pericolo numero uno: ora è stato scalzato dal pangolino, dal pipistrello, dai droplet, dagli aerosol, persino la movida oggi è una minaccia maggiore dell’Isis. La gente non prende più gli ascensori non per paura di un attentato, ma degli asintomatici. Cari terroristi, che vagate armati ma disorientati come attori del cinema muto all’avvento del sonoro, uniamoci: vogliamo tutti tornare a essere liberi, noi per vivere e voi per ammazzarci. Ma cosa ha fatto l’Isis in questi mesi? A marzo sui comunicati rivolti ai vostri affiliati raccomandavate il distanziamento, l’igiene delle mani; tanto che si era parlato di un “modello Califfato”.
Ma poi avete perso 8 mesi a pianificare nuovi attentati che ora vi darete in faccia come noi i biglietti per il concerto di Paul McCarteney o Eric Clapton. Perché, invece che ammazzare quattro persone a Vienna (nello stesso giorno il virus ammazzava venticinque austriaci più di voi!), non avete dato una mano a far sì che la vita tornasse quella di prima, così da poterci poi mettere una bomba? Propongo una moratoria: tutti i radicalizzati, fanatici o semplici mitomani che pensano di fare un attentato, vengano allo scoperto. Nessuno gli farà del male, né li arresterà; semplicemente uniamo gli sforzi, economici e non solo – i quattro attentatori di Vienna non era meglio se facevano da cavie per il vaccino contro il virus? Prima usciamo da questa pandemia, prima tornerà quell’Occidente contro il quale prendersela. Insomma, cari terroristi: anche con voi, torneremo ad abbracciarci. Ma adesso non rompete i coglioni.