Dopo la rinuncia di Eugenio Gaudio spunta il nome del manager calabrese trapiantato a Milano. Due lauree, enfant prodige della finanza, ex presidente di Sogei, un passaggio nelle partecipate. Garantista convinto. Un ritratto
Il suono del tintinnar di manette Federico Maurizio D'Andrea l'ha sempre odiato. "Vedete, il garantismo è una cosa seria", dice agli amici, magari mentre si ritrova nel suo ristorante preferito di piazza Cavour a Milano, quel "Camillo Benso" a due metri dal "Palazzo dei Giornali" (dal quale sono andati via da anni). "Una cosa seria", ripete. E scuote la testa deciso, schifato da come viene gestito il linciaggio mediatico. Ormai con il gestore del "Benso" sono amici, lui se ne va in un posto appartato e chiacchiera fitto, meglio se nel piatto c'è un'ottima parmigiana. "Non è come quella della mamma, però è molto buona", dice. E allora il titolare arrossisce di piacere. D'Andrea ci tiene, al garantismo. E questa cosa è già di per sé una stranezza. Perché uno si immagina che avrebbe avuto una qualche tendenza "davighiana" e manettara, essendo stato l'uomo più vicino a Francesco Saverio Borrelli durante la stagione del pool di Mani Pulite. E invece no.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE