l'intervista
Il dàgli al Gallera podista. Parla Linus
L'assessore al Welfare della Lombardia durante il jogging sconfina per qualche chilometro dal comune di Milano (vietato). Quello che si può imputare a Gallera è la leggerezza: "Se sei un politico forse sei un po’ ingenuo a fare tutto questo e a condividerlo pure sui social"
Raccontò Groucho Marx di essersi un giorno “deciso che l’attività fisica era una cosa importante. E così mi sono le scarpe da ginnastica e sono uscito a correre. E dato che mi sentivo bene ho continuato e continuato sino a che mi sono guardato attorno e non riconoscevo più nulla. Ero uscito dalla città, addirittura dallo stato. Laredo è una città meravigliosa”.
Se l’ironia di Marx giocava sulla continuità della città texana tra America e Messico (all’epoca in rapporti complicati – era il 1920 e la guerra per il confine tra le due nazioni era finita l’anno precedente), un'altra continuità territoriale è entrata nel dibattito pubblico. E sempre a causa di una corsetta. E con il cambiamento di tempi e confini, anche il modo di affrontare la questione. L’ironia è stata sostituita dalle polemiche.
L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, non è Groucho Marx. E di Groucho Marx non ce ne sono più in giro. E così lo sconfinamento di qualche chilometro dal territorio di Milano, mentre correva, è diventato l’espediente per critiche e accuse. D’altra parte le norme anti Covid parlano chiaro: per chi vive in una regione in zona arancione “è vietato spostarsi in un’altra regione e da un comune all’altro, salvo comprovati motivi di lavoro, necessità e salute che necessitano di essere indicati nell’autocertificazione”.
Non sempre è semplice far caso ai confini comunali mentre si corre, soprattutto se alle vie trafficate del centro si preferisce la campagna. Le regole però ci sono, “ed è bene che ci siano, ma come hanno detto diversi sindaci in questi ultimi giorni sta anche al buon senso di tutti, di noi e della polizia municipale, capire quando la salute pubblica può essere messa in difficoltà e quando no. Una persona che corre, che fa sport da solo, ed esce di qualche centinaio di metri dal suo comune è vero che sta sconfinando, ma si può anche chiudere un occhio”, dice al Foglio Linus, disc-jockey, conduttore radiofonico e appassionato podista e ora ciclista. “Questo vale per tutti e deve valere anche per l’assessore Gallera. Certo che però se sei un politico, per di più sotto i riflettori, forse sei un po’ ingenuo a fare tutto questo e a condividerlo pure sui social. Quello che si può imputare a Gallera è la leggerezza, la superficialità di una cosa ingenua ma che assume un peso proprio per questa leggerezza”.
Una leggerezza criticata con asprezza da tutte le forze politiche all’opposizione in Lombardia. E pure da qualche virologo, Crisanti in primis. Toni che sembrano simili a quelli gridati dalle finestre ai podisti che si muovevano nel deserto delle città durante il lockdown primaverile.
“Questa insofferenza è passata. In primavera non ho corso per circa due mesi perché non volevo incentivare questa cosa, non volevo che la gente la vivesse in una maniera così antipatica”, ricorda Linus. “La situazione è molto più tranquilla ora, forse anche perché non siamo più in un lockdown totale. Anzi, quando domenica sono uscito per fare un giro per la città, mi sono sbalordito nel vedere quanta gente si è messa a correre. Forse anche per riempirsi un po’ la vita. C’è tanta gente a casa a rompersi le balle e magari ha iniziato a correre per occupare le giornate. L’importante è cominciare, poi magari piace e uno continua o chissà magari rimarrà solo un ricordo di questo sventurato 2020. In ogni caso è un buon segno, perché muoversi è sempre un buon segno”.
Correre è un modo per sgombrare la mente affaticando il fisico, per riordinare le idee, per iniziare a vedere tutto da una dimensione diversa, meno caotica. “E meglio farlo da soli o al massimo in due, seguire il proprio ritmo, il proprio passo. Ci si fa male o ci si stanca se siamo costretti a correre più velocemente di quanto siamo in grado davvero di fare. Se corri con il tuo passo, in maniera serena, allora è davvero un modo per allontanare stress, preoccupazioni e cattivi pensieri”, sottolinea Linus.
I grupponi di podisti si sono diradati, seguono la natura stessa della corsa, quella del distanziamento obbligatorio per non incappare in cadute, quella di una garbata solitudine. “A Milano non ci sono più. La domenica mattina era il giorno delle uscite in grande compagnia, grandi compagnie che però si sono eclissate. Il gruppo è diventato al massimo coppia. D’altra parte è un momento questo nel quale certe cose vanno evitate e chi corre questo l’ha capito”.
Linus ha iniziato a correre “venti anni fa ormai e da allora sono aumentate le persone che corrono. Soprattutto le donne e questo è il miglior segnale possibile perché la presenza femminile determina poi il vero successo di qualunque cosa”. Un aumento diversificato “che abbraccia tutte le fasce d’età. Anche molti ragazzi che era un qualcosa che non accadeva, perché la corsa a piedi non è mai stata cosa da adolescenti. Si corre di più anche perché gli strumenti tecnologici ti invitano a insistere. Quando ho iniziato io giravo con la cordella metrica da cantieri per segnare i chilometri, come Gianni Morandi, ora con le app si conosce tutto: tempo, chilometri, calorie, velocità. E questo ti spinge a continuare, a migliorarti”.
App che ha “fregato” Gallera, che ne ha certificato il suo sconfinamento. Il solito ribaltone del destino.