Immunità globale

Esportate vaccini ai paesi più poveri, ora e tanti. Il discorso di Mario Draghi

Il presidente del Consiglio assieme a von der Leyen dice che la disparità nella distribuzione dei vaccini è una minaccia per tutti, non soltanto per i paesi più poveri. La solidarietà europea e la necessità di rivedere i brevetti con regole chiare e circostanziate

Micol Flammini

La pandemia non ha portato solo la perdita di vite umane, ma ha avuto “pesanti ripercussioni sulle opportunità economiche, sui sistemi educativi e sulle infrastrutture sociali. Il rischio è che la disuguaglianza sui vaccini porti a una maggiore disuguaglianza di reddito”

Al Global Health Summit ospitato dal governo italiano, il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno concordato sulla necessità di aumentare vaccini e  vaccinazioni. Non soltanto in Unione europea, ma in tutto il mondo.

 

“Le differenze nei tassi di vaccinazione sono sbalorditive. – ha detto Draghi – Quasi 1,5 miliardi di dosi di vaccini sono state somministrate in oltre 180 paesi in tutto il mondo. Solo lo 0,3 per cento in paesi a basso reddito, mentre i paesi più ricchi ne hanno amministrato quasi l'85 per cento.” Per mettere fine a queste disparità che il presidente del Consiglio ha definito "inaccettabili" e una "minaccia", bisogna assicurarsi che le dosi arrivino ovunque e bisogna consentire “il libero flusso di materie prime e vaccini fuori dai confini dell’Ue”, che finora ha esportato 200 milioni di dosi, circa la metà di quelle prodotte sul suo territorio.

 

Il richiamo di Mario Draghi a tutti i paesi è: esportate.

“Tutti gli stati devono fare lo stesso. Dobbiamo revocare i divieti generali di esportazione, soprattutto verso i paesi più poveri”. L’Italia finora ha donato 86 milioni di euro al programma Covax e 30 milioni a progetti multilaterali collegati, Draghi ha annunciato che l’impegno aumenterà “in modo significativo, per aggiungere almeno 300 milioni di euro” per i vaccini e altri 200 per iniziative legate al clima e alla salute.

 

Sarà importante anche aiutare i paesi più poveri a imparare a produrre i vaccini e Draghi ha reintrodotto l’idea di “rinunciare al brevetto sui vaccini contro il Covid-19”. Per il presidente del Consiglio, l’Italia è aperta a questa idea, purché sia mirata e limitata nel tempo e non metta a repentaglio l’incentivo delle aziende farmaceutiche a innovare. L’idea del presidente del Consiglio è di sostenere i paesi più poveri finanziariamente e aiutarlo con il know-how, a questo punta la proposta della Commissione europea che vorrebbe coinvolgere le aziende farmaceutiche e i centri di ricerca europei ad aiutare la produzione dei vaccini in Africa. L’Italia vuole portare avanti quest’idea assieme a Francia e Germania con l’obiettivo di inviare 15 milioni di dosi entro la fine dell’anno ai paesi a basso e medio reddito. 

 

L’aiuto però secondo Draghi deve andare oltre la risposta sanitaria, deve essere un impegno che guarda la futuro. La pandemia non ha portato solo la perdita di vite umane, ma ha avuto “pesanti ripercussioni sulle opportunità economiche, sui sistemi educativi e sulle infrastrutture sociali. Il rischio è che la disuguaglianza sui vaccini porti a una maggiore disuguaglianza di reddito”.

 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)