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Cosa sappiamo dell'incidente alla funivia del Mottarone

Si è spezzato un cavo dell'impianto che collega Stresa con il monte Mottarone. Nella caduta della cabina sono morte 14 persone. La procura di Verbania ha aperto un'inchiesta

La procura di Verbania ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo e lesioni per capire cosa sia successo sulla funivia del Mottarone. L'impianto, revisionato nel 2016, era stato riaperto ieri (domenica 23 maggio), ma intorno alle 12.30 si è spezzato il cavo che traina la cabina verso la stazione di arrivo. Nella caduta sono morte 14 persone. Nove corpi sono stati ritrovati all'interno del relitto della cabina mentre altri cadaveri sono stati trovati all'esterno. Le vittime sono cinque israeliani, due dei quali residenti a Pavia, un iraniano e sei italiani: una giovane di Belvedere Marittimo (Cosenza) e residente a Diamante (Cosenza), una donna e due uomini di Varese; un uomo e una donna residenti a Castel San Giovanni (Piacenza).

 

Resta in condizioni gravi il bimbo di 5 anni, unico superstite di una famiglia israeliana, al momento ricoverato nel reparto rianimazione dell'ospedale Regina Margherita di Torino. Il bambino è intubato e sedato. Ieri è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la riduzione delle fratture. 

  

 

Il ministero delle infrastrutture e dei Trasporti ha istituito una commissione ispettiva con il compito di "individuare le cause tecniche e organizzative" che hanno provocato l'incidente all'impianto che collega la città di Stresa, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, con il monte Mottarone. Intanto ha avviato un'inchiesta anche la direzione generale per le Investigazioni ferroviarie e marittime, l'organismo investigativo indipendente previsto dalla normativa Ue. Al momento non si sa che cosa abbia causato la rottura del cavo di traino e perché non si siano attivati i freni di emergenza che dovrebbero impedire incidenti di questo tipo. "È assolutamente esclusa ogni ipotesi di dolo", ha detto ai microfoni di Sky Tg24 il procuratore di Verbania Olimpia Bossi. "Partiamo da una evidenza empirica: il cavo si è tranciato e il sistema di freni di sicurezza non ha funzionato, perché altrimenti la cabina si sarebbe bloccata", ha aggiunto. Il sistema frenante "ha funzionato invece per l'altra cabina, che si è bloccata".

 

La rottura della fune

Uno storico gestore di impianti a fune, Giovanni Bertolo, in un’intervista alla Stampa ha detto che non si spiega come sia potuto avvenire un incidente simile, perché "la fune non si rompe". E ricorda un altro evento accaduto nel 1994 sul Monte Bianco: "Era sembrato un caso eccezionale". Ventisette anni fa, a Courmayeur, il cavo di sostegno della funivia che porta a Chamonix si era spezzato e un uomo di 40 anni, Francesco Conduluci, uno dei fattorini dell' impianto, era morto schiacciato nella cabina precipitata a valle. Quella volta era stata la fune portante, domenica scorsa la traente. Per le funi le verifiche sono annuali, con una radiografia del cavo metallico che mappa la “vecchiaia” dei singoli fili. Nel caso di eccessivo consumo, il cambio totale della corda porta via parecchie migliaia di euro. Ma, come dice alla Stampa un esperto, con i controlli non sempre si arriva all’anima della fune, che ha un diametro variabile dai 3,5 ai 5 centimetri.

 

Il freno d'emergenza

Oltre alla rottura del cavo,l'inchiesta dovrà stabilire perché non abbia funzionato il freno di emergenza della cabina. "Sono tutte supposizioni, ma credo ci sia stato un doppio problema - ha detto il responsabile provinciale del soccorso alpino, Matteo Gasparini - la rottura del cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza. Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato". La mancata attivazione del freno, spiega, "ha fatto sì che la cabina abbia cominciato a scendere in velocità,finendo catapultata fuori dai cavi di sostegno". Piergiacomo Giuppani, direttore di esercizio di impianti a fune, consulente dell'associazione esercenti, ospite ieri di uno speciale di Radio24, ha spiegato che "su questo tipo di impianti la rottura di una fune fa intervenire un freno che blocca la vettura sulla fune portante. E non consente che la vettura arretri. Intervengono per riduzione della tensione della fune, in modo automatico. E' uno degli accertamenti che si fanno periodicamente". Bertolo alla Stampa ha detto che "non è un sistema che entra in funzione solo quando ci sono problemi, è continuamente attivo se la cabina è ferma. Dunque il test è il normale utilizzo".

 

La manutenzione

La funivia del Mottarone, inaugurata nel 1970, era stata chiusa nel 2014 per garantirne una revisione generale e riaperta il 13 agosto 2016. La manutenzione straordinaria ha previsto tra l'altro la sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell'apparato elettronico e dei trasformatori. È stata eseguita anche una magnetoscopia sulle funi (quella sorta di esame ai raggi x di cui scrivevamo più su) per verificarne la tenuta. Le cabine sono state smontate, ricondizionate e rimontate con impianto acustico e videocamera di sorveglianza a bordo.

 

Sulla base dei documenti in suo possesso e delle verifiche interne effettuate, l'azienda di Vipiteno Leitner ha pubblicato l'elenco dei controlli e delle manutenzioni portate a termine negli ultimi mesi, secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone.

Manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli: 3 maggio 2021.

Controlli non distruttivi su tutti i componenti meccanici di sicurezza dell'impianto previsti dalla revisione quinquennale, in scadenza ad agosto 2021 sono stati anticipati dal 29 marzo all'1 aprile 2021.

Prove di funzionamento dell'intero sistema d'azionamento: 18 marzo 2021.

Lubrificazione e controlli dei rulli e delle pulegge delle stazioni: 4 e 5 marzo 2021.

Finti tagli (prova che prevede una simulazione della rottura della fune traente e conseguente attivazione del freno d'emergenza): effettuati su entrambe le vetture l'1 dicembre 2020.

E ancora: "Controllo periodico magneto-induttivo delle funi traenti (e di tutte le funi dell'impianto) come da disposizione del decreto dirigenziale del ministero dei Trasporti n.144 del 18/05/2016 (periodicità imposta una volta all'anno) con esito positivo: 5 novembre 2020".

 

Invece, rende noto la stessa azienda, i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore.

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