In memoria di un sindacalista
La storia di Belakhdim ci può insegnare molto su come si difende il lavoro
Adil Belakhdim, sindacalista dei comitati di base, è stato travolto e ucciso da un camion che cercava di forzare il blocco organizzato per ottenere un rapporto di lavoro migliore in un magazzino della Lidl di Biandrate. In questa orribile tragedia convergono una serie di fenomeni sociali ai quali si è prestata poca attenzione. In attività logistiche scarsamente professionali si concentra una mano d’opera, in gran parte immigrata, che spesso deve sopportare pessime condizioni di orario e di salario. Questo vale per i dipendenti del magazzino ma anche per i trasportatori. E questo ha creato le condizioni di una guerra tra sfruttati di cui il sindacalista di origini marocchine è rimasto vittima.
C’è una scarsa adesione al sindacalismo tradizionale, più abituato a negoziare e a usare forme di lotta graduali, e anche questo probabilmente ha indotto il sindacato di base a scegliere il blocco delle merci, per forzare il quale il camionista ha investito il sindacalista.
Naturalmente bisognerà attendere l’esito dell’inchiesta per stabilire le responsabilità penali, ma nessuna sentenza potrà intervenire sulle condizioni in cui la sciagurata vicenda è maturata. Già nelle settimane precedenti c’erano stati casi di scontri tra lavoratori che presidiavano aziende e altri lavoratori che volevano forzare il blocco. Si tratta di vertenze poco note, sulle quali non sono intervenuti mediatori istituzionali ma che fanno trasparire un ingorgo di problemi che richiedono invece interventi urgenti per evitare che si diffondano, creando un clima di esasperazione.
Rendere omaggio alla memoria del sindacalista caduto significa occuparsi seriamente ed efficacemente dei problemi sui quali si era impegnato, il che richiede un momento di riflessione autocritica alle confederazioni del lavoro alle imprese, alle autorità pubbliche locali e nazionali.