Così l'inchiesta sull'incendio di Milano è diventata uno show mediatico
Poche ore dopo l'incendio la prudenza dei procuratori ha lasciato spazio a una sequela di indiscrezioni. Ed è iniziata la cronaca minuto per minuto dell'indagine. Una replica di quanto avvenuto lo scorso maggio attorno alla tragedia del Mottarone
La procura di Milano ha aperto un’inchiesta per chiarire le dinamiche dell’incendio che domenica scorsa ha devastato il grattacielo di via Antonini, nella periferia sud del capoluogo lombardo, fortunatamente senza provocare vittime né feriti. I magistrati del dipartimento “Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro” della procura milanese, coordinato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, cercheranno di capire quali siano state le cause scatenanti dell’incendio e le ragioni per le quali il fuoco si sia propagato così rapidamente. Seppur di carattere locale, la vicenda ha colpito l’attenzione pubblica nazionale, soprattutto di fronte al dolore di oltre 60 famiglie che da un momento all’altro hanno perso tutto. Proprio l’elevato interesse pubblico per la vicenda sembra aver indotto la magistratura milanese a trasformare l’indagine sull’incendio nell’ennesimo show mediatico, basato su una sorta di cronaca minuto per minuto dell’inchiesta, fatta di interviste, aggiornamenti, indiscrezioni. Una replica di quanto avvenuto lo scorso maggio attorno alla tragedia della funivia del Mottarone.
Poche ore dopo l’incendio, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Pasquale Addesso si recano sul posto per effettuare un sopralluogo. Circondata dalle telecamere, Siciliano rilascia un’intervista per affermare che – ovviamente – al momento “è prematuro” fare ipotesi sulle cause del rogo e che “ora la priorità è mettere in sicurezza il palazzo”. Nelle ore seguenti scatta la sequela di indiscrezioni. Emerge la notizia secondo cui una delle ipotesi elaborate dagli inquirenti per chiarire le origini dell’incendio è il cosiddetto fenomeno dell’“effetto camino”: le fiamme si sarebbero propagate con maggiore forza sfruttando l’aria che circola in un’intercapedine tra i pannelli che ricoprono la facciata del grattacielo di via Antonini e la struttura del palazzo. Lunedì mattina Siciliano effettua un nuovo sopralluogo in via Antonini e aggiorna i giornalisti: “Il materiale del rivestimento verrà tutto quanto esaminato. E' molto importante che venga esaminato correttamente e poi valutato anche secondo la normativa dell'epoca”. Il magistrato, però, precisa nuovamente che “è veramente troppo presto” per avanzare qualsiasi ipotesi sulle cause del rogo.
Sarà pure troppo presto, ma intanto le interviste proseguono, così come la fuga di indiscrezioni dagli ambienti inquirenti. Così, nel pomeriggio di lunedì veniamo a sapere tre cose. Primo, secondo i pm il sistema antincendio del grattacielo presentava diverse “criticità”. Secondo, dalle immagini e dai video dell’incendio sarebbe “evidente” per i pm che il materiale utilizzato per i pannelli di rivestimento non era ignifugo. Terzo, il contenuto dettagliato delle dichiarazioni rese da un testimone ai pm e messe a verbale. Si tratta di un inquilino del palazzo che, dopo aver sentito un odore di bruciato, ha telefonato ai vigili del fuoco e allertato gli altri inquilini.
La cronaca minuto per minuto dell’inchiesta prosegue durante tutta la giornata di martedì. Prima emerge la notizia dell’apertura formale da parte della pm Siciliano di un fascicolo sull’incendio con l’ipotesi di disastro colposo a carico di ignoti. Poi ambienti interni alla procura milanese fanno sapere di aver acquisito i registri delle attività di manutenzione e revisione del palazzo, costruito nel 2006. Infine, emergono anche le dichiarazioni rese ai pm dal custode del grattacielo, sentito come testimone, il quale avrebbe affermato che la luce nell’appartamento al quindicesimo piano del palazzo, dove vi sarebbe originato l’incendio, era staccata.
Più che a un’indagine giudiziaria sembra di assistere a una telenovela, e poco importa che la vicenda stavolta non sia segnata dalla presenza di vittime o di feriti. Dalla tragedia del Mottarone all'incendio di Milano, la domanda di fondo è la stessa: ma è possibile che le indagini su fatti di particolare interesse pubblico in questo paese si trasformino sempre in show mediatici?