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"Questo terremoto è un lockdown lungo cinque anni". Le storie dai paesi del centro Italia
Parlano i cittadini di Accumoli, Castelluccio e Norcia, i paesi colpiti dal sisma del 2016. Alcuni hanno perso i propri cari, molti vivono ancora in abitazioni d'emergenza. Lo spopolamento, la ricostruzione e i tentativi di rinascita
Fonte del Campo, un paio di chilometri da Accumoli. A un lustro dal terremoto del centro Italia, Rita Marrocchi attende la ricostruzione. Vedova, 51 anni, vive ancora in una Sae, soluzione abitativa d’emergenza. Ma l’emergenza è finita da un pezzo: “Stiamo sopravvivendo al Covid, stiamo sopravvivendo al terremoto. Stiamo sopravvivendo. Siamo in lockdown da 5 anni”. Il cantiere per la ristrutturazione della sua villetta è uno dei pochi ad essere partito. Consegna prevista 2023. Ma tutto intorno c’è un giardino di macerie: “Ho macerie davanti, case da buttare giù di fianco, quindi non so quale sarà il mio futuro”.
Quello delle macerie, spiegano dall’ufficio speciale per la ricostruzione, è uno dei problemi più annosi. La legge le classifica come rifiuto speciale. E così, almeno per la ricostruzione pubblica, per smaltirle occorrono complicate procedure burocratiche. Solo in Umbria ne restano ancora più di 60mila tonnellate. Molte di queste sono a Castelluccio di Norcia, famoso per la sua fioritura, raso quasi completamente al suolo dalla scossa del 30 ottobre 2016. Un tempo meta di turisti da tutto il mondo, oggi ci vivono soltanto 6 persone. Vincenzo Perla, che qui è nato è cresciuto, è una di queste: “Torneranno i turisti - ci dice mentre arrotola una sigaretta - ma la Castelluccio che conoscevamo non tornerà più”.
Vincenzo è solo uno dei terremotati che non ha voluto abbandonare la sue radici. Come lui, ad Amatrice, c’è Carlo Grossi. Sessantatré anni, infermiere, il sisma gli ha portato via i due figli Anna e Franco, di 21 e 23 anni: “In tanti giustamente sono andati ad abitare fuori. Io sono voluto rimanere qua. Perché più sto qui e meno mi dà fastidio respirare, vivere. Qui dopo 5 anni manca soprattutto la socialità. Perché in un paese la vera socialità è il centro del paese. Ma quando si ricostruirà questo paese?”
Anche a Norcia, a ricostruzione leggera quasi ultimata, la rinascita sociale ed economica resta il problema più grande. Giuliana Leopardi, 57 anni, qui gestisce un pastificio assieme a suo figlio Gabriele: “La pandemia e il Covid non hanno cambiato niente per noi. Eravamo già in lockdown”. Un lockdown che, secondo Rita Marrocchi, durerà per sempre: “Io mi auguro che tra 15 o 16 anni finirà. Ma come finirà il lockdown, finiremo pure noi”.