Sciacalli scuola-lavoro

Luciano Capone

L’indegna strumentalizazzione della morte di un ragazzo contro un percorso formativo che funziona. Altro che abolizione, il sistema duale va potenziato (come prevede il Pnrr) insieme alla sicurezza sul lavoro

La voce della ragionevolezza certe volte arriva da chi meno te lo aspetti, da chi avrebbe il pieno diritto farsi travolgere dal dolore e dalla rabbia. E così mentre dopo la morte di Lorenzo Parelli, lo studente 18enne colpito alla testa da una putrella di acciaio da 150 chili durante il suo ultimo giorno di stage in azienda, molti intellettuali o pseudo tali, generalmente di sinistra, si sono scagliati contro lo “sfruttamento” dell’alternanza scuola-lavoro chiedendone l’abolizione in quanto “palestra di schiavitù”, è toccato alla madre del giovane pronunciare parole di equilibrio e verità: “La sua non era, come tanti hanno detto, alternanza scuola-lavoro – ha dichiarato a Repubblica –. Ma un percorso duale, con dei protocolli molto seri. Per questo servirà un’indagine da parte di chi ha competenza. Non voglio che il nome di mio figlio sia usato per speculazioni. Chiuderò le porte a tutto questo”. Ciò ovviamente non significa che la famiglia non si aspetti giustizia attraverso un accertamento delle responsabilità, ma che prende le distanze da chi intende strumentalizzare la morte di un ragazzo per una campagna politico-ideologica.

 

E’ solo all’interno di un’operazione del genere che un incidente che riguarda la sicurezza sul lavoro – che sarebbe stato comunque mortale e non meno grave anche se al posto di uno studente si fosse trovato un operaio – può trasformarsi in una campagna contro l’alternanza scuola-lavoro che, come ha spiegato la madre, non c’entra neppure. Solo le lenti dell’ideologia possono deformare l’Istruzione e formazione professionale (IeFp), il “sistema duale”, tanto da farlo apparire come un sistema di sfruttamento legalizzato attraverso cui la scuola fornisce manodopera gratuita – e quindi lavoro forzato – alle imprese. La realtà, invece, è che si tratta di un sistema di istruzione e formazione che funziona da decenni, con ottimi risultati, nel nord Europa e in particolare modo nei paesi germanofoni (Germania, Svizzera e Austria) dove si è creato un legame stretto, quasi simbiotico, tra mondo dell’istruzione e mercato del lavoro.

 

In Italia il sistema duale è purtroppo poco diffuso, ma dove esiste produce ottimi risultati nella riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, nel contrasto alla dispersione scolastica e alla disoccupazione giovanile. Uno strumento fondamentale per un paese con un tasso di Neet al 23%, con punte del 50% al sud. E non è un caso che il Pnrr preveda 600 milioni per rafforzare la Iefp e 1,5 miliardi per potenziare gli Istituti tecnici superiori (Its), che applicano la stessa logica a un livello più avanzato, raggiungendo tassi di occupazione prossimi al 100%.

 

Aumentare la sicurezza sul lavoro è una battaglia di civiltà, ma separare l’istruzione dal lavoro, come se solo la prima significhi dignità e il secondo sempre sfruttamento, non lo è. E strumentalizzare a questo scopo la morte di un ragazzo lo è ancor meno.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali