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Ucraina-Roma: ecco com'è organizzato il viaggio dei profughi in fuga dalla guerra
"Sono arrivati già dodici bus, con circa 600 persone, ma gli arrivi continueranno anche nelle prossime ore”, ci dice il presidente dell'associazione Cristiana Italia-Ucraina. I pullman lasciano i rifugiati e ripartono pieni di medicinali
A Roma come nel resto di Italia continuano ad arrivare i profughi ucraini. Nel nostro paese fino ad oggi sono già arrivate più di 7mila persone. Anche la scorsa notte diversi pullman hanno portato centinaia di persone in tutta Italia. Quasi tutti donne e bambini. A Roma e provincia gli ucraini arrivano principalmente in tre posti: la stazione di Roma Ostiense, Castel Gandolfo e la sede dell’associazione Cristiana Italia-Ucraina sulla Tiburtina, all’altezza della stazione della metro B di Rebibbia.
“Da noi - dice Mario Tronca, presidente dell’associazione - sono arrivati già dodici bus, con circa 600 persone, gli arrivi continueranno anche nelle prossime ore”. L’associazione di via Tiburtina aiuta da anni i vettori che si occupano delle tratte tra il nostro paese e l’Ucraina a ottenere le licenze, per questo circa il 60 per cento degli arrivati è passato di qui.
Molti dei profughi ucraini raggiungono parenti e amici che vivono nella Capitale. Ma per chi non ha una collocazione si è attivata la macchina del volontariato. Quella ufficiale, ma anche quella informale. “Ci hanno chiamato diverse famiglie per ospitare donne e bambini, abbiamo un lungo elenco, inoltre suor Paola ha ospitato in una delle sue strutture già molte persone”, ci dice Tronca. Anche nella chiesa di Santa Sofia di via Boccea, centro importante della comunità ucraina a Roma, è accaduto lo stesso. Alla buona volontà dei romani si aggiunge la task force attivata dal comune per trovare alloggi per i rifugiati. Il Campidoglio lavora a stretto contatto con la prefettura e le principali realtà del terzo settore, Sant’Egidio, Caritas e centro Astalli.
I pullman, una volta arrivati, ripartono poi alla volta della frontiera ucraina con medicinali, vestiti e cibo secco. “Anche se - spiega Tronca - ci hanno detto che è meglio il cibo in scatola perché in tanti posti il gas per cucinare non c’è più”. Nelle scorse ore è arrivata anche un’ambulanza con a bordo un ragazzo di 15 anni ferito durante un bombardamento.