Un'immagine d'archivio di Simonetta Cesaroni non datata. (Foto: Ansa)

L'esclusiva del Foglio sull'omicidio di Simonetta Cesaroni

Massimo Lugli

Riaperte le indagini sul delitto di via Poma, il giallo romano per eccellenza. Trentadue anni dopo c’è un altro sospettato

È il giallo romano per eccellenza, l’inchiesta maledetta che, tra svarioni, false piste, sospetti evanescenti e un imputato prima condannato e poi assolto definitivamente, non ha mai portato a un colpevole. Il volto di Simonetta Cesaroni, 20 anni, assassinata con ventinove pugnalate in un ufficio di via Carlo Poma 2, il 7 agosto del 1990 è diventato il simbolo dei casi mai risolti nella capitale assieme a quello, appena un po’ più giovane, di Emanuela Orlandi.

   

Eppure, dopo ben trentadue anni dall’omicidio, la procura di Roma, nei giorni scorsi, ha riaperto un’indagine che sembrava destinata a restare nel dimenticatoio o, al massimo, nelle fiction e nei romanzi di genere. Una notizia, questa, che il Foglio è in grado di anticipare in esclusiva: non si tratta dei soliti sussurri da corridoi di palazzo di giustizia ma di un meccanismo giudiziario già avviato e che sta marciando a pieno regime. La pm Ilaria Calò, lo stesso magistrato che sostenne l’accusa contro Raniero Busco, l’ex fidanzato della vittima condannato a 24 anni nel 2011 e assolto nei due gradi successivi di giudizio, ha già interrogato diversi testimoni e altri, in gran segreto, verranno convocati a piazzale Clodio nei giorni successivi. Gli sviluppi potrebbero essere totalmente imprevisti. Forse, stavolta, la pista è quella giusta.

  

Nel mirino degli investigatori un personaggio che era già comparso fin dalle prime ore dopo il delitto e che fu interrogato più volte sia in istruttoria sia in dibattimento. La sua verità sembrava inattaccabile, a parte certe piccole incongruenze, quelle imprecisioni che saltano fuori regolarmente in queste occasioni. Sbalzi temporali, “non ricordo”, contraddizioni con le dichiarazioni di altri testi. Ma fin qui niente di eclatante, il processo penale, come sostiene uno che se ne intende, il magistrato e scrittore Francesco Caringella, è un palcoscenico della menzogna dove quasi nessuno dice veramente la verità.

  

In quest’occasione, però, si va molto oltre. Secondo i primi accertamenti, il sospettato avrebbe mentito fin dall’inizio negando di aver mai conosciuto Simonetta e fornendo agli investigatori, una ricostruzione dei suoi spostamenti completamente inesatta. Non basta. La nuova pista prende in considerazione l’unico elemento che, fin dall’inizio, è sembrato certo: la complicità del portiere Pietrino Vanacore, arrestato nelle ore successive al delitto, scarcerato dopo ventiquattro giorni e morto suicida l’8 marzo del 2010, alla vigilia della sua deposizione in Corte d’Assise. Un suicidio con molti dubbi (Vanacore fu trovato annegato in pochi centimetri d’acqua dopo che aveva ingerito dell’anticrittogamico) e che ora trova una sua spiegazione: le contraddizioni sul nuovo sospettato sarebbero probabilmente saltate fuori in aula durante l’interrogatorio.

  

Tra le persone ascoltate dal pm Ilaria Calò ci sono molti investigatori che, a suo tempo, si occuparono del caso, primo tra tutti l’ex funzionario della mobile Antonio Del Greco che, oggi, è dirigente dell’Italpol e che a suo tempo ha firmato con chi scrive il noir “Il giallo di via Poma”, edizioni Newton Compton. Un romanzo con un finale di fantasia che capovolge tutto. La realtà, anche se non è quella della chiusa del libro, potrebbe essere altrettanto scioccante, se i sospetti della procura si riveleranno fondati. “Sono vincolato al segreto istruttorio, non posso confermare né smentire”, si trincera Del Greco che è sempre stato uno dei funzionari più sinceri con i media. “Siamo in una fase delicatissima e ogni parola potrebbe avere un effetto devastante”. Una conferma indiretta, visto che l’ex funzionario sarebbe stato ascoltato per quasi cinque ore e avrebbe portato riscontri precisi su cui si sta indagando.

  

Di certo sul giallo di via Poma, in questi trentadue anni si è detto e scritto di tutto, dalla pista della Banda della Magliana (non manca mai) agli altrettanto immancabili servizi segreti. La verità, ora, comincia a delinearsi. Una verità, come avviene quasi sempre, molto più semplice, quasi a portata di mano fin dall’inizio. Vedremo.
 

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