Monnezza e Tribunali
La discarica di Albano non riapre. Ecco l'ennesima grana rifiuti a Roma
Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso dell'azienda che gestisce l'invaso sequestrato tre settimane fa su richiesta della Procura di Velletri. Per evitare l'emergenza la Capitale spedirà i rifiuti all'estero, ma nel lungo periodo i costi non sono sostenibili
Niente da fare per la riapertura della discarica di Albano. Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso per ottenere il dissequestro dell'impianto. E adesso per la gestione del ciclo dei rifiuti della Capitale e dell’area metropolitana la questione si complica. L’invaso era stato riaperto in emergenza e per soli sei mesi lo scorso luglio da un’ordinanza dell’allora sindaca Virginia Raggi. Quel provvedimento è stato poi prorogato per ulteriori sei mesi dal sindaco Roberto Gualtieri. La riapertura era ed è considerata necessaria perché in Lazio è rimasta una sola altra discarica attiva in provincia di Viterbo. Gli impianti che trattano i rifiuti indifferenziati hanno poi la necessità di conferire i loro scarti nelle discariche. Ma per il Lazio è diventato difficilissimo anche ottenere accordi con i siti delle altre regioni italiane: le discariche attive si stanno esaurendo progressivamente e servono in via preferenziale le aziende dei rifiuti che lavorano all’interno della regione in cui si trovano.
Tre settimane fa, dunque, è arrivato il sequestro su richiesta della Procura di Velletri. A motivare il provvedimento l’assenza della fidejussione bancaria per la bonifica del sito dopo la sua saturazione la cui stipula è prevista dalla legge. Secondo quanto appreso dall’Agenzia Dire il Riesame avrebbe respinto oggi il ricorso per il dissequestro per un vizio procedurale: l'impugnativa non sarebbe stata presentata dalla società che gestisce la discarica, la Ecoambiente, ma dal suo amministratore, indagato dalla Procura di Velletri al pari della società per la mancata presentazione della fideiussione.
In Campidoglio questo esito era temuto, ma previsto. Negli scorsi giorni è stato attivato un secondo lotto per l’invio della spazzatura all’estero, in Germania e Olanda (un primo lotto è già attivo e permette alla Capitale di inviare una parte dei suoi rifiuti in Austria). Portare la spazzatura all’estero però ha dei costi (oltre a quelli ambientali per il trasporto) che nel lungo periodo sono difficilmente sostenibili.
Ecoambiente, comunque, presenterà un nuovo ricorso in Cassazione per chiedere il dissequestro. Non è detto però che si riesca a riaprire la discarica di Albano. Le ombre sull’invaso non riguardano solo l’assenza della fidejussione. Sulla società che possiede la discarica, la Pontina Ambiente, gravano due interdittive antimafia. L’ultima confermata dal prefetto di Roma nel 2021. Il sito poteva comunque essere utilizzato perché nel 2020 la Regione Lazio aveva stabilito la voltura dell’autorizzazione integrata ambientale in favore dell’Ecoambiente, che ha affittato il ramo della Pontina Ambiente che possiede la discarica. Un recente parere chiesto dalla direzione Rifiuti del Lazio all’avvocatura regionale sostiene però che quella voltura sia illegittima. Tra i diversi motivi: perché in grado di produrre comunque un utile diretto, attraverso l’affito del ramo di azienda, alla società gravata dall’interdittiva antimafia.
Non finisce qui. I rilievi dell’Arpa continuano a segnalare nei pozzi di controllo presenti all’interno della discarica dei valori d’inquinamento superiori a quelli previsti dalla legge. Il presidente della commissione regionale Rifiuti, l’ex grillino oggi esponente di Europa Verde, Marco Cacciatore, ha depositato un esposto in procura per conferimento di rifiuti non conformi all’interno dell’invaso.