La pandemia degli ungulati
La peste suina sgonfia l'invasione di cinghiali: a breve il piano abbattimenti
Il commissario straordinario all'emergenza Psa Angelo Ferrari lavora a un'ordinanza per l'estensione delle zone rosse in Liguria, Piemonte e Lazio. "Il passo successivo saranno gli abbattimenti", dice il sottosegretario alla Salute Andrea Costa
Il provvedimento per l’estensione delle zone rosse in Piemonte, Lazio e Liguria arriverà nelle prossime ore. Poi, sarà dettagliato anche un piano per procedere con gli abbattimenti selettivi. L’Italia affronta una nuova epidemia. Questa volta, per fortuna, non ci riguarda direttamente. La peste suina africana (Psa) non colpisce l’uomo e neanche gli animali domestici come cani e gatti, che possono però essere vettori di trasmissione, ma senza contrarre la malattia. Il virus è stato identificato con certezza finora in 119 cinghiali tra Piemonte e Liguria e in sei a Roma. Il rischio principale riguarda dunque gli allevamenti di suini. L’istituzione delle zone rosse da parte delle tre regioni, con le reti di recinzione e il controllo agli ingressi, serve proprio a questo: evitare che la malattia possa fare capolino all’interno degli allevamenti. Come ricordato anche questa mattina dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha la delega sul dossier Peste suina africana, il comparto suinicolo italiano vale oltre 7 miliardi di euro.
Domani o questa sera il commissario straordinario alla Peste suina africana, Angelo Ferrari, firmerà un’ordinanza che estenderà le zone rosse: negli ultimi giorni sono stati identificati nuiovi casi fuori dalle aree considerate di massimo rischio. A Roma ad esempio è stato riscontrato un caso fuori dal parco dell’Insugherata, dove già è vietato l’accesso ed erano stati identificati finora i cinghiali malati. L’animale si trovava nei pressi del parco del Pineto che potrebbe venire a sua volta chiuso.
Attualmente le zone rosse hanno divieti che crescono all’avvicinarsi alle zone in cui sono stati accertati casi della malattia. Nelle aree più estese vigono i divieti di dare da mangiare ai cinghiali, fare pic-nic e pulirsi le scarpe all’uscita dai parchi. Mentre le aree verdi dove ci sono stati ungulati colpiti dal virus, vengono completamente vietato l’ingresso. Lo sanno bene i liguri che da gennaio ad aprile hanno subito il divieto d’accesso nei boschi che si estendono tra 36 comuni delle provincie di Genova e Savona. Dopo un parziale ritorno alla normalità a inizio aprile, potrebbero trovarsi di nuovo in una situazione simile.
Il passo successivo saranno gli abbattimenti selettivi. Lo ha spiegato Costa ieri sera: "Una volta pubblicata l’ordinanza si arriverà alla condivisione di un piano di eradicazione del virus che prevederà anche l'abbattimento selettivo di alcuni capi di cinghiali". La Federcaccia già ha offerto la sua disponibilità a collaborare al piano. "Non bisogna temere sparatorie nei centri cittadini", ha spiegato a LaPresse Massimo Buconi, presidente di Federcaccia. “L'abbattimento di un cinghiale avviene come quando si trova un ordigno inesploso in città: con l'impiego delle forze dell'ordine che mettono l'area in sicurezza, si evacuano i presenti per evitare rischi e poi si procede con la massima accortezza".
L’epidemia suina sarà probabilmente l’occasione per risovere un problema più vasto, quello del proliferare della popolazione dei cinghiali: oggi in Italia sono 2,3 milioni. Decisamente troppi, in grado di creare problemi nelle città, intorno ai cassonnetti, ma anche, e molto di più, nelle campagne dove gli agricoltori devono fare i conti con il passaggio di branchi di cinghiali che devastano le coltivazione, in particolare quelle cerealicole. A nulla è servito anche il provvedimento richiesto dagli ambientalisti e accolto dal parlamento alcuni mesi fa che ha approvato la messa in uso del contraccettivo GonaCon per inibire la fertilità degli animali. La questione è stata affrontata anche da Costa, che ieri spiegava. “Nel nostro paese oltre all'emergenza della peste suina, che dobbiamo contenere, bisogna gestire l'eccessiva presenza dei cinghiali nel territorio. Ogni anno il settore agricolo subisce danni ingenti dalla presenza dei cinghiali senza trascurare anche i rischi all'incolumità delle persone. Vanno riportati al loro habitat naturale, che non possono essere i nostri centri storici e i campi coltivati. Ritengo, quindi, che l'obiettivo debba essere una sensibile riduzione della popolazione e della presenza di cinghiali sul nostro territorio".
Anche perché il virus potrebbe essere più letale di quel che appare: all’Insugherata la moria di cinghiali sta aumentando. La maggior parte degli animali che contraggono il virus muoiono, ma prima delle analisi è impossibile accertare che la causa sia la Psa. Per questo i guardiaparco lavorano alla ricerca di carcasse o animali moribondi da inviare all’Istituto Zooprofilattico per le analisi. Ancora non è chiaro come sarà strutturato il piano di abbattimenti, quel che sembra però è che gli animali che si trovano nelle zone rosse in senso stretto (quelle dove sono stati identificati casi di peste suina) hanno un rischio di morte molto alto, quelli che sopravviveranno invece saranno probabilmente abbattuti.