lo scenario
Lo stadio della Roma a Pietralata per adesso è un pezzo di carta
Rispetto all'epoca Marino e poi Raggi, il progetto del nuovo impianto con Gualtieri è avvolto nel massimo riserbo. Si inizia a lavorare, ma senza trionfalismi
Un uomo solo al comando, o quasi: il dossier del nuovo Stadio della Roma è nelle mani del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Tutti gli altri - assessori, alti dirigenti comunali, consigliori politici - tutti dietro a dividere il lavoro preparatorio o consultati all’ultimo. Estremizzando un po’, si può dire che quell’ossessione per la riservatezza e la privacy manifestate dalla proprietà della As Roma - Dan e Ryan Friedkin - sia nella quotidianità che nella gestione di tutti gli affari della società giallorossa, inclusi quelli sportivi, abbiano contagiato almeno parzialmente anche Palazzo Senatorio.
A fine aprile, dopo i primi colloqui informali fra la Roma e il Comune e ai quali sono stati spediti gli assessori all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, e allo Sport, Alessandro Onorato, insieme ad alcuni loro funzionari, la società giallorossa ha portato in Campidoglio una brochure di una ventina di pagine: un primo passo che, finalmente, fa uscire la questione nuovo Stadio dal limbo degli annunci e degli intenti.
Pietralata è l’area scelta su una zona di proprietà sostanzialmente pubblica con un dimensionamento dell’impianto orientato su 60mila posti, un parco e poco altro intorno: molto diverso e meno faraonico del progetto Pallotta/Parnasi su Tor di Valle che, alla fine, è naufragato anche per la sua grandiosità e per la necessità di grandi interventi sulla mobilità che per Pietralata non paiono essere necessari.
Per quanto di livello preliminare, quello consegnato non è ancora un progetto completo: come scrive la stessa società giallorossa nelle righe di accompagnamento, mancano ancora moltissimi passaggi fondamentali, come i sondaggi geologici, l’archeologia e quindi i costi e la loro sostenibilità finanziaria.
Tuttavia, questo pezzo di carta consente agli uffici comunali di iniziare a lavorare. Dettaglio suggestivo: questa brochure è stata consegnata direttamente al Sindaco. Che poi l’ha spedita a una serie di uffici: segretariato generale, avvocatura, urbanistica, mobilità, lavori pubblici, ambiente, sport.
Insomma, per la Roma queste pagine hanno una funzione semplice: ottenere dal Campidoglio un primo via libera di massima sull’area selezionata e sul modello di stadio scelto. Ottenuto questo assenso generico, poi si proseguirà approfondendo i vari aspetti, a partire da quali procedure seguire. Un lavoro che, in questi mesi, è andato avanti sotto traccia segnando, tanto a Palazzo Senatorio quanto a viale Tolstoj, una netta rottura con il passato.
Niente annunci, niente foto ricordo, niente indiscrezioni: anzi, quasi un depistaggio dei giornalisti. Sono lontani i tempi di un Ignazio Marino che, affacciato con l’allora patron giallorosso, James Pallotta, dal balconcino della stanza del Sindaco sui Fori Imperiali, annunciava velocità record per costruirlo perché il primo calcio d’inizio a una gara nel nuovo impianto lo poteva dare Francesco Totti. E lontani i tempi di una granitica Virginia Raggi che, nell’annunciare l’accordo raggiunto sulle modifiche al progetto originario di Tor di Valle, assicurava “lo stadio si fa”.
Al contrario, anche quando le notizie trapelano, sia da parte Roma che da parte del Sindaco e degli Assessori si registra l’abbassamento dei toni, l’assenza totale di annunci e trionfalismi, niente tempi né, ufficialmente, certezze. E, appunto, non a caso il primo passaggio concreto, il primo pezzo di carta ufficiale su “Stadio della Roma a Pietralata” è una ventina di pagine consegnate al Sindaco, lontani da riflettori e clamori mediatici.