Il caso

La security dell'As Roma aggredisce due giornalisti. La versione del club giallorosso

Gianluca De Rosa

La società si è scusata in privato, ma ha deciso di non pubblicare nessuna condanna sui propri canali ufficiali: "Temevamo la shitstorm contro i cronisti"

Scuse sì, ma senza pubblicità. Due giorni fa due giornalisti sono stati aggrediti, con tanto di testa sbattuta al muro, da un addetto alla sicurezza dell’As Roma. Gianluca Lengua del Messaggero ed Emanuele Zotti del Tempo erano colpevoli di aver cercato di fotografare i giocatori giallorossi durante una cena nei tavolini all’aperto in una piazza del centro di un noto ristorante della Capitale. I cronisti, che erano stati bloccati dalla sicurezza, avevano chiesto alla proprietaria di un appartamento con affaccio sulla piazza di far salire i fotografi per scattare alcune immagini. Uno dei bodyguard giallorossi ha chiesto di cancellare gli scatti, al rifiuto da parte dei cronisti è scattata l’aggressione. Dinamiche del peggiore bullismo di strada: “Aoh, mi volevi fregà e io mo te pisto”. Dopo ore di silenzio, l’As Roma ha preferito agire con riservatezza senza alcuna condanna pubblica dell’accaduto, ma con un giro di telefonate per delle scuse di rito. A chiamare Gianluca Lengua del Messaggero ed Emanuele Zotti del Tempo ci ha pensato il capo delle relazioni esterne della società giallorossa Luca Pietrafesa. Anche i direttori delle testate interessate sono stati contattati dai vertici della Roma che pur riconoscendo la gravità dell’accaduto, ha preferito non rendere pubbliche le scuse attraverso il suo sito e i canali social. Perché? “Sotto i post che davano la notizia abbiamo visto che purtroppo molti nostri tifosi invece che condannare l’accaduto se la prendevano, anche violentemente con i giornalisti, non volevamo contribuire ad alimentare questo clima”, hanno spiegato al Foglio da Trigoria.

 

 

Una scelta comprensibile, ma che rischia di essere fraintesa, di essere tacciata di connivenza con gli istinti più bassi della tifoseria. La società ha deciso di trincerarsi dietro la paura dello shitstorm, invece di prendersi il rischio di condannare ufficialmente quanto successo.

L'aggressore si chiama Luca Gramiccia e lavora con la Roma dal 2015. “Negli ultimi tempi – spiega Lengua e confermano dalla società – si occupava della sicurezza personale del mister José Mourinho”. Non proprio l’ultimo arrivato in casa giallorossa. Sul suo profilo Facebook si possono vedere foto allo stadio a guardia della tribuna autorità, o come bodyguard personale dell’ex capitano Francesco Totti. Scatti alternati a post antieuropei di “italica fierezza”, insulti al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma anche lodi all'inviata Rai Giovanna Botteri definita "giornalista VERA".

 

 

La Roma ha voluto prendere una decisione “forte” chiedendo all’azienda che gestisce la sicurezza – di cui però non ha comunicato il nome – di non inviare più Gramiccia a partite ed eventi. Ciononostante non è stato rescisso il contratto con questa misteriosa azienda. “A fine anno quando ci sarà la revisione dei processi aziendali dovremmo fare delle valutazioni anche per quello che riguarda la sicurezza, dopo quello che è successo è evidente che alcune cose andranno cambiate”, spiegano sempre dal club giallorosso.

Anche la società riconosce dunque che qualcosa non ha funzionato. I cronisti che hanno subito l’aggressione spiegano che il comportamento dell’uomo è un caso isolato all’interno dei servizi di sicurezza giallorossi, ma anche che quello dell’altro giorno non era il primo episodio di questo genere. Un fatto simile era accaduto dopo la partita di coppa Italia Roma-Spezia lo scorso anno. La squadra giallorossa era uscita sconfitta a tavolino all’Olimpico per un errore tecnico: l’allenatore aveva effettuato troppi cambi. “Anche in quel caso – racconta Emanuele Zotti – siamo stati spintonati via e aggrediti verbalmente e fisicamente da Gramiccia perché stavamo cercando di fare delle foto all’interno di un’area riservata della tribuna Monte Mario. Dopo quell’evento invece di condanna l’accaduto la società ha deciso di chiudere la zona, a giornalisti e fotografi”. Al momento non ci sono margini per verificare che tipo di selezione viene fatta dall'azienda che gestisce il servizio di sicurezza. Ma è certo che l'obiettivo dovrebbe essere quello di affidare a queste persone il compito di sedare le risse, più che alimentarle. 

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