All'ombra della Madonnina
Milano, la svolta esotica di piazza Duomo non ha funzionato: addio palme
Cinque anni fa il dibattito pubblico era diviso tra chi apprezzava e chi aveva giudicato kitch e fuori luogo la scelta. Ora il sindaco ha indetto un nuovo bando, i banani saluteranno il centro della città
A salutare le palme e i banani di piazza Duomo è una pioggia sottile, che fa da sfondo malinconico all’annuncio dato ieri dal sindaco di Milano Giuseppe Sala: in autunno (presumibilmente a settembre) sarà indetto un nuovo bando per la sponsorizzazione dell’area verde prospiciente la Madonnina e l’intenzione è quella di voltare pagina. “Siamo aperti a nuove soluzioni - ha affermato ieri il primo cittadino -; Milano non disdegna mai le novità”.
È ancora presto per capire come cambierà il volto di una delle piazze più importanti d’Italia, meta irrinunciabile per i 7,5 milioni circa di turisti che da ogni parte del globo vengono ogni anno a visitare il capoluogo lombardo (il dato è del 2019, il biennio pandemico non fa testo). Una cosa è certa: a cinque anni dalla loro installazione - a opera della catena di caffè statunitense Starbucks, per una spesa complessiva di oltre 400.000 euro - palme e banani non ci saranno più. Chi vive a Milano ricorda bene i toni incendiari assunti dal dibattito pubblico a inizio 2017, dopo la comparsa delle piante. Tralasciando la polemica politica, spesso grottesca (per una parte del centrodestra la sinistra aveva voluto creare “un ambiente più familiare per gli immigrati clandestini che affollano la città”), negli anni l’opinione pubblica si è divisa in due fazioni contrapposte. Se per alcuni il nuovo design - realizzato dall’architetto paesaggista Marco Bay - è sintomo di un gusto kitsch, altri ricordano la presenza di piccole palme all’ombra del Duomo già a fine Ottocento, in un’Europa in cui l’esotismo (ovvero il gusto tardoromantico per tutto ciò che gli occidentali percepivano come esotico e altro da loro) era un fenomeno culturale molto in voga.
Ora che le famigerate palme saranno rimosse (a inizio 2023 potrebbero essere trasferite in altre aree di Milano, tra le ipotesi anche quella di collocarle nei pressi dei Navigli) chi frequenta piazza Duomo stapperà lo spumante o ne sentirà la nostalgia? A festeggiare sarà sicuramente Antonio Sillaro, titolare della Gelateria Ambrosiana, a tre metri di distanza dalle aiuole: “venga, la porto al piano superiore così si rende conto - ci dice, mentre percorriamo le scale che portano al primo piano del locale -. Queste palme formano un muro verde che taglia in due la piazza, rimpicciolendola. La loro presenza modifica la prospettiva, annullando la profondità: da qui sia il Duomo che la piazza sembrano più piccoli di quello che effettivamente sono”. Per Sillaro sarebbe auspicabile l’installazione “di piante più piccole e adatte al contesto, che non ostruiscano la visuale. Spesso - racconta - gli agenti non riescono a vedere ciò che accade qui perché le piante formano una barriera. È come se la piazza finisse in quel punto e questo crea problemi di ordine pubblico”. Sulla stessa lunghezza d’onda Emanuele Longhi, responsabile del ‘Ristorante vista Duomo’: “mi piacerebbe venissero installate piante meno appariscenti, considerato che siamo a Milano e non a Dubai - ironizza -. Mi rendo conto di chiedere troppo, ma al posto delle piante vorrei un’isola pedonale”. Per Claudia - dipendente di un’agenzia viaggi tra piazza Duomo e la vicina piazza dei Mercanti - “le palme vanno bene, bisognerebbe rimuovere il resto”. Il riferimento è alla presenza di baby gang e spacciatori, segnalata più volte anche dal presidente dell’Anpi di Milano Roberto Cenati. “Ogni giorno - racconta Claudia - assisto a scene poco edificanti. È un peccato che il ‘cuore di Milano’ debba fare i conti con questo degrado. E le piante, purtroppo, si rivelano spesso un valido nascondiglio per gli spacciatori”.
Se i commercianti sembrano allineati sul fronte “no palme”, i turisti non sembrano pensarla allo stesso modo. “I like it, it’s original” esclama Zahi, turista tedesco venuto in visita a Milano assieme a un amico. E quando gli comunichiamo che presto le palme saranno rimosse si abbandona a uno sconsolato “Why? What’s the problem?”. A gradire l’aspetto esotico di piazza Duomo sono anche Tatyana e Ludmila, due eleganti signore ucraine sedute sulla base del monumento equestre a Vittorio Emanuele II, riparate da un gigantesco ombrello. “A noi piacciono, danno un tocco di freschezza. Sono belle anche per contrasto: in una piazza come questa non ci si aspetta di trovare palme e banani. Invece eccoli qui!” esclamano le due, sorridendo. Prima di congedarle apprendiamo che Tatyana e Ludmila, pur essendosi qualificate come tali, non sono in realtà turiste vere e proprie: “siamo scappate dalla guerra, staremo qui almeno tre mesi”. Tatyana vive a Firenze, ospite di amici, Ludmila in un paesino alle porte di Milano: “speriamo passi in fretta” ci dicono, facendoci sentire inadeguati per la domanda sulle palme.
A chiudere il dibattito - mentre la pioggia diventa più fitta e il cielo grigio pece evidenzia il contrasto tra il clima meneghino e l’aiuola dal sapore esotico - sono Francesco e Sabino, due tassisti fermi in corsia, in attesa di partire per la prossima corsa. “Le palme non sono così male ma dopo cinque anni è giusto cambiare. Questa piazza è in continua evoluzione, non sta mai ferma, proprio come i milanesi” ironizzano. E tra una sigaretta prima di rimettersi al volante e qualche considerazione sulla crisi del settore arriva la sentenza: “Fossero le palme il problema…”.