(foto di Ansa)

la cellula

Cosa lega il blitz antiterrorismo in Nord Italia agli attentati in Francia

Cristina Giudici

I 14 pakistani arrestati oggi dalla Digos di Genova apparterrebbero al gruppo Gabar, una rete di fondamentalisti islamici con ramificazioni anche in Spagna e Oltralpe. "Fa pensare a una rete trasnazionale legata al Tlp, partito islamista pakistano", ci dice l'analista Giacalone

Il selfie che fissa l’immagine del gruppo è stato scattato sotto la torre Eiffel nel 2020, come se si trattasse di un innocuo gruppo di pakistani in gita a Parigi che val sempre una messa. E invece erano tutti membri del Gruppo Gabar, una rete fondamentalista pakistana nata in Francia, con ramificazioni in Spagna e in Italia. La loro fotografia è stata postata sui social con la seguente frase minacciosa: "Abbiate un po' di pazienza…ci vediamo sui campi di battaglia".

 

Il blitz antiterrorismo avvenuto all’alba di oggi nei confronti di 14 pakistani, di cui otto in Italia, ha fermato una rete di fondamentalisti pakistani che stavano progettando attentati. L’operazione Gabar Group - avviata dalla direzione distrettuale antiterrorismo di Genova in collaborazione con l’ antiterrorismo di Spagna, Francia e l'European counter terrorism centre dell’Europol - è legata all’attentato avvenuto il 25 settembre del 2020 davanti al palazzo che ospitava la redazione di Charlie Hebdo per mano di un pakistano, Zaheer Hassan Mahmoud. L’indagine italiana parte da un pakistano che viveva a Chiavari, aveva ottenuto lo status di rifugiato politico e nel febbraio 2021 è stato arrestato a Parigi  perché circolava  con un coltello da macellaio.

 

Da Chiavari, gli investigatori sono arrivati nella provincia di Modena e di Reggio Emilia dove il Gruppo Gabar si ritrovava per fare apologia del fondamentalismo e brandire coltelli da macellaio per simulare tagli alla gola. “Gli indagati sono legati al partito Tehreek-e-Labbaik Pakistan (Tlp), partito politico islamista pakistano fondato nell’agosto del 2015 a Karachi dal teologo Khadim Hussein Rizvi”, spiega Giovanni Giacalone, analista del think tank britannico Islamic Theology of Counter Terrorism. “L’area ideologico-religiosa del Tlp ha sempre combattuto ferocemente la blasfemia, organizzando numerose manifestazioni in Pakistan contro Charlie Hebdo.

 

Nel maggio del 2018 un attentatore legato al Tlp, Abid Hussein, aveva cercato di uccidere il ministro dell’Interno pakistano, Ahsan Iqbal. Inoltre i cinque cittadini pakistani arrestati in Spagna nel  febbraio scorso, legati all’attentatore Zaheer Hassan Mahmoud, erano seguaci di Khadim Hussein Rizvi. Tutti questi fattori inducono a ipotizzare che si sia creata una rete transnazionale vincolata, quanto meno ideologicamente, al Tlp”, osserva Giacalone. La cellula terroristica pakistana individuata dagli investigatori era pronta a comprare armi e stava reclutando altri fondamentalisti in Italia. Questo è quanto emerge dall'indagine della Digos di Genova e dell'Antiterrorismo che ha portato all'arresto di 14 persone. Secondo gli investigatori, Il principale indagato aveva creato nell’ aprile del 2021 “una cellula operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, l’individuazione di un covo, l'acquisto di armi, mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice della organizzazione", si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

 

Al momento sono sei le persone arrestate in Italia e una in Spagna, nell'ambito dell'inchiesta sulla cellula terroristica pakistana della Digos di Genova e dall'Antiterrorismo. A Genova, Firenze, in provincia di Reggio Emilia, Brindisi e Treviso. Dall'estate 2021 gli investigatori hanno documentato numerosi incontri tra gli indagati che, periodicamente, hanno raggiunto il territorio italiano, in particolar modo a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia. Secondo gli inquirenti, l’Italia era il luogo privilegiato per il supporto logistico del Gruppo Gabar. Una circostanza dimostrata anche dall'arresto a Lodi, a fine settembre 2021 di Ali Hamza, pakistano di 19 anni, su richiesta della procura antiterrorismo di Parigi perché legato all'attentatore di Charlie Hebdo e incaricato di diffondere il video di rivendicazione. 

Di più su questi argomenti: