Trintignant alla photocall del film Amour - Festival del cinema di Cannes 2012 

1930-2022

Trintignant, l'attore circondato da donne che sapeva essere intimo con lo spettatore

Giuseppe Fantasia

Aveva il pregio di riuscire sempre ad essere senza apparire e i suoi erano ruoli in cui non si faceva notare. Oggi che non c'è più la sua ultima comparsa a Cannes nel 2019 fa ancora più effetto e simpatia

L’arrivo di Jean-Louis Trintignant al Festival di Cannes del 2019, l’ultimo prima della pandemia, fece commuovere un po’ tutti e lui per primo non riuscì a trattenere le lacrime che si persero tra i bagliori dei flash e dei glitter, delle luci e degli eccessi che solo quel tappeto rosso riesce a dare. Claude Lelouch, il regista che lo aveva consacrato e fatto conoscere al mondo intero con Un uomo, una donna, Palma d’Oro nel ‘66 e vincitore di ben due Oscar, era lì in disparte e a sorreggerlo come un imperatore c’erano Anouk Aimée – protagonista con lui di quella pellicola cult – e Valérie Perrin, moglie di Lelouch, che all’epoca non era ancora divenuta la scrittrice bestseller di Cambiare l’acqua ai fiori (e/o edizioni). Poco più in là, c’erano Monica Bellucci, Marianne Denincourt e infine, ma non certo per importanza, la sua ultima moglie, Marianne Hoepfner.

    

“L’impressione – commentò l’attore tra gli applausi finali dopo la proiezione - è di essere tornati dove siamo nati”. Fu proprio così, visto che il film che presentava con il cast, I migliori anni della nostra vita, tornava a raccontare quei personaggi tanto amati dal grande pubblico 50 anni dopo. Oggi che Trintignant non c’è più, l’immagine di quel vecchietto sulla montée des marches - con indosso gli occhiali da vista neri come lo smoking e un cappello verde oliva alla Indiana Jones che non c’entrava nulla con quel look e tutto il resto - fa ancora più effetto e simpatia. Ad abbracciarlo e a baciarlo c’erano le donne che hanno avuto una parte fondamentale nella sua vita, nel privato come nel pubblico e sul lavoro.

    

Se fosse un film, citando Altman, sarebbe Trintignant e le donne. Prima di tutte, nel paesino di Piolenc, in Provenza, dove nacque nel 1930, c’era stata “la signora Trintignant”, come si divertiva a chiamarla lui nelle interviste, sua madre, “una donna passionale e romantica che amava la tragedia, un’appassionata di Racine che mi incoraggiò a recitare. Non mi influenzò nelle mie scelte future, perché poi ho avuto la meglio io”, disse il figlio, rapito fino all’ultimo dal mondo femminile. La prima a cadere ai suoi piedi fu Brigitte Bardot, co-protagonista di E Dio creò la donna di Roger Vadim, la prima per cui fece follie – inghiottire quaranta bianchi d’uovo per evitare di partire in guerra e separarsi da lei – ma senza risultato, perché nel ‘56 fu costretto a interrompere momentaneamente la sua carriera cinematografica per servire il suo paese nella guerra d’Algeria. Al suo rientro, ricominciò a recitare da protagonista nel film di Valerio Zurlini, Estate violenta e si sposò con la regista Nadine Marquand da cui ebbe tre figli, un’unione anche artistica dato che Nadine lo volle in alcuni dei suoi film come Mon amour, mon amour e Il ladro di crimini.

    

Poche donne, ma un compagno d’eccezione, Vittorio Gassmann, ne Il sorpasso di Dino Risi, l’inizio della sua celebrità in Italia, e poi con la più bella e la più brava - Monica Vitti – con lui nella commedia Il castello in Svezia, sempre di Vadim. Ancora donne, nei film come nella vita. Con Anouk Aimée in primis, con cui conoscerà il successo planetario, come ricordato, e con tante altre incontrate sui set dei più importanti registi italiani dell’epoca che lo vollero in pellicole come Il grande silenzio (Sergio Corbucci), La matriarca (Pasquale Festa Campanile), Metti, una sera a cena (Giuseppe Patroni Griffi) e Il conformista (Bernardo Bertolucci), senza dimenticare Z - L'orgia del potere (Costa-Gavras). Film in cui interpreta personaggi che fanno innamorare, perché Trintignant aveva il pregio di riuscire sempre ad essere senza apparire e i suoi erano ruoli in cui non si faceva notare, risultando però sempre intimo con lo spettatore, una gran dote. Stregò anche Jacqueline Bisset ne La donna della domenica di Luigi Comencini, Fanny Ardant e Caroline Sihol in Finalmente domenica! di François Truffaut, Stefania Sandrelli ne La terrazza di Ettore Scola, Joanna Cassidy in Sotto Tiro, Irène Jacob in Tre colori - Film rosso di Krzysztof Kieślowski e altre ancora.

   

La perdita di sua figlia Marie, uccisa dal compagno Bertrand Cantat, leader del gruppo Noir Désir, lo fece ovviamente cadere in una depressione profonda. Disse di volersi suicidare, ma riuscì a salvarsi grazie all’amore ritrovato con Marianne e a quello sul grande schermo, Amour di Michael Haneke, il primo con cui ricominciò, arrivando fino ad oggi, e trovando, finalmente – per citare un altro suo film – la sua Happy End.

  

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