Gli ambientalisti a Torino attendono l'apparizione di Greta Thunberg
Dopo l'occupazione di strade e l'incollamento di mani a cornici e teche nei musei, chi protesta contro il cambiamento climatico aspetta la grande manifestazione di venerdì a Torino, sperando di incontrare la loro messia
Si sono incollati alle cornici che stanno attorno e alle teche in vetro che stanno davanti a dei capolavori dell’arte, nello specifico Peach Trees in Blossom di Vincent van Gogh – esposto alla Courtauld Gallery di Londra – e La Primavera di Sandro Botticelli – esposto agli Uffizi; hanno bloccato strade, siano esse il Grande raccordo anulare (a Roma), la Tangenziale est (Milano), vie del centro (Napoli, Parigi, Torino) o provinciali che portano ad aree industriali (Amburgo, Barcellona, Bergamo, Bordeaux, Genova, Utrecht ecc.); hanno interrotto il Tour de France, e più di una volta, perché è sempre meglio avere una grande vetrina mondiale per propagandare una causa e il Tour de France è una delle più ampie vetrine al mondo.
Ora i giovani ambientalisti si prendono una pausa, forse o almeno una parte di loro, e se ne vanno a Torino, al parco Colletta, lungo in Po, accanto al cimitero monumentale del capoluogo piemontese. Si ritrovano lì perché c’è il Climate Social Camp, una cinque giorni di dibattiti e riflessioni sul mondo e il clima e su come sta cambiando, in preparazione della grande manifestazione di venerdì. Un ritrovo, il social camp, che è uno dei progetti partiti dal basso, con un crowdfunding e 50 ragazzi torinesi tra i 15 e 30 anni, appartenenti a collettivi e movimenti, a lavoro per rendere possibile l’incontro e lo scambio di idee e suggestioni, nei giorni dell’European Meeting dei Fridays for Future al Campus Einaudi. Un evento che però è aperto solo ai relatori e ai delegati del movimento ambientalista, perché anche l’ambientalismo ha bisogno della sua democrazia indiretta e “parlamentare”.
E aspettano colei che tutto ha fatto iniziare, Greta Thunberg, che è in arrivo, dicono, che rimarrà a Torino fino a sabato, sono certi, e potrebbe farsi vedere alla Colletta, sussurrano. E ci sperano tutti che possa presentarsi al Climate Social Camp e non solo all’European Meeting, perché è il camp l’anima della settimana torinese per l’ambiente. Anche se poi quello che conta davvero è l’altro, o forse no. Forse il movimento si è solo diviso in due per capirsi meglio, si chiedono nei gruppi su Telegram, ed è giusto così “perché la salvaguardia dell’ambiente è cosa seria e serve serietà per salvaguardare l’ambiente”, scrivono. Certo, “ma non era il caso di invitare qualche grande esperto di clima e di tecnologie per l’efficientamento energetico? Qualcuno si era pure proposto?”. Chissà. Gli incontri sono “tra pari”, qualcuno più in vista di qualcun altro, ma sempre tra collettivi. E poi “cosa c’entra la Palestina con la salvaguardia per l’ambiente?”. C’entra sempre perché “l’ambiente è solo un fronte della giustizia sociale”. O almeno così dicono. Aspettando il messia Greta e la sua comparsa nel parco accanto al Po.