1947 - 2022
Antonio Pilati, ricordo di un grande esperto di media e tra i primi foglianti
Era uno dei maggiori conoscitori italiani delle telecomunicazioni: non ha mai perso il gusto della riflessione e della discussione. Il racconto nelle parole di Lodovico Festa
Entrava in redazione a passi lesti, la cartella sotto braccio, i capelli arruffati; salutava tutti, sempre sorridendo, si infilava nell’ufficio di Ludovico Festa, cofondatore e vicedirettore del Foglio. A vederlo, il contrario dell’esperto di legislazioni e mercati dei media, del frequentatore di cda e consulente di fondazioni. Gli era rimasta l’aria informale, appassionata, degli studi umanistici (filosofia) e di una appassionata militanza intellettuale nei turbolenti anni 70. Ma quando a metà degli anni 90 fu tra i primi collaboratori del Foglio – e poi sempre tra i più fedeli e discreti amici –, Antonio Pilati era uno stimato e profondo conoscitore del mondo della comunicazione, dei media, dell’evoluzione dei loro mercati negli anni ruggenti della globalizzazione. Vichi Festa lo aveva chiamato a curare una rubrica che, in poco tempo, era diventata imperdibile agli addetti, “Media e mercati”, in cui con un taglio giornalistico immutato negli anni, una competenza dall’interno di aziende e problematiche, il gusto per qualche pettegolezzo di settore confluiva una sapienza tutt’altro che occasionale, e molto più che accademica.
“Ci eravamo conosciuti dopo la crisi del biennio ’92-’93 – ricorda Festa – Negli anni 70 scriveva per una rivista di critica radicale dei media, ma con un taglio non ideologico, personale. Così lo notò Fedele Confalonieri, che negli anni 80 lo portò a lavorare come analista di mercati in Fininvest e per il centro studi. La passione politica liberale e una certa poca sopportazione per l’eccesso di potere Dc-Pci lo avvicinarono ai socialisti, pur senza aver mai praticato le prime linee”. E’ stato un professionista serio e stimato, uno dei maggiori conoscitori italiani delle telecomunicazioni. Membro dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, direttore dell’Istituto di economia dei media della Fondazione Rosselli, consigliere Rai, consulente di aziende e per la politica – quando era necessario mettere la testa su riforme di sistema, come fu la legge Gasparri – Pilati non ha mai perso il gusto della riflessione e della discussione. “Diventammo amici in quegli anni, era un uomo gentile, arguto, le nostre chiacchierate che spaziavano dall’Italia alla situazione internazionale erano lunghe, stimolanti, sempre divertenti”, racconta Festa.
Così era stato anche un saggista brillante, non solo nel suo settore specifico (“L’industria dei media”, “Dall’alfabeto alle reti”), ma anche in libri a più ampio spettro interpretativo, come “Economia della conoscenza”, “Il legame spezzato. Cittadini e politica: 30 anni d’illusioni perdute” e il più recente “La catastrofe delle élite. Potere digitale e crisi della politica in occidente”. Sì, la globalizzazione e i suoi problemi: “Come me e altri della nostra generazione politica e intellettuale, come anche Giulio Sapelli, abbiamo vissuto in pieno gli anni 90 della globalizzazione. Dal suo punto d’osservazione, sui mercati e la comunicazione, Pilati ne coglieva tutte le potenzialità, ma allo stesso tempo ne intuiva i limiti, la necessità di un governo d’insieme”. Come ha scritto Nicola Porro, che lo conobbe giovanissimo in redazione, in Zuppa di Porro: “Ha insegnato a vedere sempre il profilo laterale delle nostre piccole questioni politiche. Spiegava ai foglianti il futuro delle tlc, primo a capire come sarebbe cambiato quel mondo”. Antonio Pilati era nato a Milano nel 1947, è morto lo scorso 16 agosto.