per la pace
Trozkisti contro Putin: “Stop alla guerra”. La manifestazione a Roma
La protesta è stata indetta dal comitato spontaneo "stop alla guerra in Ucraina". Francesco Grisolia (partito comunista dei lavoratori): "Questa non è solo una guerra contro Kyiv, è una guerra contro Lenin, una guerra anticomunista"
Nel giorno del 70esimo compleanno di Vladimir Putin, mentre fuori da stazione Termini una fila di scooter prende fuoco alzando una nube di di fumo nero visibile per mezzo centro di Roma, a pochi passi, su via di Castro Pretorio, va in scena la prima manifestazione per la pace in Ucraina dopo l’estate, l’unica organizzata per adesso nel posto più giusto, davanti all’ambasciata russa.
In attesa che Giuseppe Conte organizzi la sua grande mobilitazione nazionale -“Ci pare sia molto strumentale quello che sta facendo il capo dei grillini” dicono qui - bisogna accontentarsi di questo appassionato manipolo. La manifestazione è indetta dal comitato spontaneo stop alla guerra in Ucraina alla quale hanno aderito alcune sigle di sinistra ultra radicale: partito comunista dei lavoratori, collettivo la comune e Sinistra anticapitalista. Non c’è dubbio che ci sia molto confusione. Sui cartelli si legge ancora “Né con la Nato, né con Putin”. E allora viene da chiedersi: perché allora questi cinquanta vecchi comunisti “fieramente trozkisti e contro ogni imperialismo” si è dato appuntamento proprio qui? Appena cominciano gli interventi al microfono finalmente il dubbio viene sciolto. “Questa manifestazione non poteva essere che qui - arringa Germani Monti, portavoce del comitato - perché è giusto manifestare contro questa guerra, ma non lo si può fare senza distinguere tra l’aggressore e l’aggredito, tra Putin e la Resistenza ucraina”.
E ancora: “Troppi a sinistra hanno protestato contro la Nato o contro l’Ue, ci fosse stata una sola forza politica che avesse avuto il coraggio di dire chi ha cominciato questa guerra. Noi chiediamo il cessate il fuoco, ma questo cessate il fuoco lo può fare solo chi questa guerra l’ha cominciata perché se la Russia ferma le armi la guerra finisce, se l’Ucraina cessa il fuoco è l’Ucraina che cessa di esistere l’Ucraina”. Uno spunto perfetto per chi nel Pd sostiene che sia necessario tornare a parlare di pacifismo. “Meglio farlo così che come Conte”, dice Monti. Ma allora perché tutti quei cartelli contro la Nato? La spiegazione arriva con l’intervento successivo. Al microfono c’è Renato Scarola della Comune: “Oggi qui con noi ci sono anche due compagni siriani, i primi ad aver subito l’imperialismo di Putin. La sinistra che ha animato i movimenti per la pace ha un problema serio, pensa ci sia ancora la guerra fredda, non si riesce a ragionare sul fatto che in un mondo multipolare ci sono tanti imperialismi, tutti nemici dei propri popoli dunque non si può essere solo contro l’imperialismo americano. Certo però non possiamo dimenticare che anche la Nato non sta contribuendo a fermare questo conflitto”. Ahia. Lo corregge subito Francesco Grisolia del partito comunista dei lavoratori. E qui il pensiero sull’oggi si mischia ad anni di quanto mai anacronistica speculazione trozkista e antistalinista: “Questa - dice - non è solo una guerra contro l’Ucraina, è una guerra contro Lenin, una guerra anticomunista. A noi non piace l’imperialismo della Nato, ma questa volta non c’entra niente. Questa guerra non l’ha voluta la Nato, l’ha voluta Putin che vuole distruggere l’Ucraina.
Che si difende. Si - aggiunge - lo fa con Zelensky che è un borghese, ma di certo non un nazista come dice Putin che parla di genocidio del popolo russofono… come fa la gente a credere a certe cose, sono dei terrapiattisti della politica, un ebreo russofono autogenocida, nemmeno i peggiori negazionisti…”. A chiudere il presidio ci pensa Alexander Bikbov professore di Sociologia russo, fuggito in Francia. “Sta agli Ucraini decidere il loro destino - non a Putin che vuole che l'Ucraina accetti ciò che propone dopo l'invasione. Non si tratta di una guerra tra la Russia e la Nato, c'è la resistenza della società ucraina. L’unica condizione di pace è la fine dell'invasione. Putin da un giorno all'altro ha distrutto le case e le vite degli ucraini ma anche dei russi,. La guerra è una tragedia anche per noi”. Tolto qualche folklore al Nazareno possono prendere spunto.