meccanismo di redistribuzione
Non è vero che l'Italia accoglie più migranti degli altri paesi europei: i numeri
Germania e Norvegia ospitano molti più profughi del nostro paese, ma il governo parla di un isolamento che non si rispecchia nei dati: tra il 2019 e il 2021 sono arrivate il 6,5 per cento delle richieste di asilo presentate in Ue. Cosa non funziona nelle politiche comunitarie e l'eterno ritorno del regolamento di Dublino
In questi giorni, con la Geo Barents e la Humanity 1 ferme al porto di Catania, il governo italiano sembra dire una sola cosa: l'Europa ci sta lasciando soli, è necessario che le persone vengano redistribuite tra gli stati membri. Lo dice attraverso decreti illegittimi che contravvengono alle leggi europee e internazionali. Ma Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, sta cercando di lanciare un avvertimento chiaro: il nostro paese non si prenderà l'onere dell'accoglienza dei profughi. Eppure l'Italia in confronto a Malta, uno dei principali paesi alle cui coste si presentano le navi umanitarie e i barchini autonomi, ma anche in confronto ai famosi stati di bandiera delle navi ong – dalla Norvegia alla Germania –, che secondo le dichiarazioni di Piantedosi avrebbero il dovere di prendersi in carico i migranti, ospita molte meno persone.
Non è una novità. I dati delle Nazioni unite, e in particolare dell'Unhcr, già nel 2011 chiarivano la sproporzione: la Germania accoglie, in proporzione alla popolazione, sei volte i profughi che accoglie l'Italia, e la Norvegia tre volte e mezza. Come evidenzia Carmelo Palma su Public policy, alla fine del 2019 l'Italia era tra i paesi europei che ospitavano meno migranti: più o meno tre ogni mille abitanti. Malta era il secondo paese dopo la Svezia, con 18 profughi ogni mille abitanti. Lo stesso anno, la Germania ne ospitava cinque volte di più dell'Italia.
E nonostante i richiami alla solidarietà europea, compreso quello recente del Papa – "I governi dell’Unione europea devono mettersi d’accordo su quanti migranti possono accogliere. Serve una politica di collaborazione e di aiuto" –, non è un mistero che la maggior parte dei migranti non abbia intenzione, dopo lo sbarco, di chiedere l'asilo in Italia. Infatti, tra il 2019 e il 2021 all'Italia sono arrivate il 6,5 per cento del totale delle richieste di asilo presentate negli stati membri dell'Unione.
Piantedosi negli scorsi giorni ha dichiarato che "questo governo ha il merito di aver registrato qualche apertura sulla discussione" della redistribuzione delle persone. Eppure Giorgia Meloni, durante il suo primo viaggio a Bruxelles, sui migranti ha incassato solo richiami: primo tra tutti quello sull'obbligo legale e umanitario di concedere il prima possibile un porto sicuro ai naufraghi, indipendentemente da chi siano e da dove vengano.
È indubbio, d'altra parte, che il meccanismo di redistirbuzione volontaria dei profughi approvato dalla Commissione europea non ha mai prodotto i risultati sperati: nel 2019 l'accordo di Malta avrebbe dovuto istiture un sistema di quote sui ricollocamenti che però non si è mai concretizzato. È, però, altrettanto vero che, quando c'è stata la possibilità di un'apertura sulla riforma del regolamento di Dublino, l'Italia del Conte I con Matteo Salvini agli Interni non si è mai presentata per negoziare. Quest'estate l'Unione europea si era avvicinata a un nuovo progetto di redistribuzione, che prevedeva, sempre su base volontaria, che 5.000 o 10.000 richiedenti asilo potessero essere accolti nei diversi paesi europei. Il problema riguarda sempre la flessibilità sulla solidarietà, che permette alle nazioni di scegliere se intervenire tramite l'accoglienza o attraverso il sostegno finanziario ai paesi più esposti al flusso migratorio.
La modifica di Dublino, che vincola il migrante a chiedere asilo nel paese di arrivo, sarebbe l'unico modo efficace per redistribuire i profughi, ma la stessa presidente Giorgia Meloni, a Bruxelles ha dichiarato che quella non è più la priorità dell'Italia: l'obiettivo ora "è la difesa dei confini esterni".