Cristina D'Avena con il fiocco arcobaleno sul microfono a Sanremo 2016 (LaPresse)

Cristina D'Avena contro gli hater: "Sul palco di Meloni? Non è qualunquismo, ma libertà"

"Da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accolta", scrive sul suo profilo Fb la cantante, "nelle feste Lgbtq+ e alle Feste dell’Unità, nei Pride e al Vaticano. Stasera, come tutte le altre, non porto ideologie, ma musica"

"Siccome sei un bugiardo / Con te non gioco più". Il popolo arcobaleno si incendia per la scelta di Cristina D'Avena di salire oggi sul palco di Piazza del Popolo per i 10 anni di fondazione di Fratelli d’Italia. Una scelta che rischia di metterla in rotta con quel pubblico queer che per anni l'ha considerata come icona Lgbtq+. Lo dimostra la polemica sui social di questi giorni (ammesso che una polemica sui social possa dimostrare alcunché). La cantante ha risposto con un post su Facebook alle critiche dei molti utenti che le rinfacciano di cantare all'evento di un partito che si batte contro matrimoni egualitari e omogenitorialità. C'è chi ha rispolverato le immagini della voce-simbolo delle sigle dei cartoni animati con il microfono infiocchettato d'arcobaleno sul palco dell'Ariston. Oppure l'intervista rilasciata a un'adorante Teresa Ciabatti per i cinquant'anni della (ex) bambina del "Valzer del moscerino", nella quale D'Avena spiegava di fare "molti concerti per i gay. Mi vesto da fatina perché loro mi vogliono ancora così. Crimie è un simbolo. Una bambina maschiaccio che con la bacchetta magica si trasforma in prima donna. È l’ideale della trasformazione. Molti di loro sono cresciuti con questa speranza. Quando canto Crimi o Sailor Moon i gay si commuovono".

 

Ma la (ex) pupilla dello Zecchino d'Oro non ci sta. Per lei salire su quel palco è questione di libertà: andrà in piazza a Roma con i supporter di Giorgia Meloni così come sarà ospite al concerto di Natale in Vaticano, il prossimo primo gennaio, e così come "da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accolta", scrive sul suo profilo Fb, "nelle feste LGBTQ+ e anche alle Feste dell’Unità. Nei Pride e al Vaticano. E sempre e ovunque con tutto l’impegno e la gratitudine possibili. Perché le mie canzoni non desiderano altro che portare allegria e spensieratezza a chi è cresciuto con loro e a chi le canta assieme a me. Tutti, nessuno escluso. E questo non è qualunquismo, ma libertà". 

 
E poi aggiunge: "Stasera, come tutte le altre, non porto ideologie, ma musica. Non mi schiero e non cambio pelle all’improvviso. Ho accolto un invito per cantare, non per militare sotto una bandiera. Ho sostenuto, e sempre sosterrò, i diritti civili e l'amore universale che dovrebbe essere alla base della crescita di ogni essere umano. Canto Pollon, i Puffi, Memole, Occhi di Gatto, Mila e Shiro…. Sono inni di leggerezza e di fantasia… e di nessuna altra natura o pretesa". 
   

 

Cristina D'Avena può del resto difendersi anche con un illustre precedente. Tutt'altra musica ma stessa "musica", quando - investito da roventi polemiche per aver accettato di esibirsi alla festa di Alleanza Nazionale - Franco Battiato replicò ai suoi detrattori: "Vado a cantare il mio repertorio (lo stesso che canto in tutte le occasioni) davanti ad un pubblico che non va discriminato. Non sono solito chiedere la tessera di partito a chi viene ai miei concerti". 

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