Nelle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna ora il problema è l'acqua stagnante
Nelle zone allagate aumentano i rischi per la salute di chi è rimasto. Le indicazioni dell'Ausl. Intanto è salito a 15 il bilancio delle vittime
L’acqua uscita da fiumi e torrenti non ha finito di dare problemi nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna. Si spala il fango, si cerca di sistemare argini, si pompa l’acqua via dalla pianura ma intanto questa ristagna. E si mescola a quella di scarico, alle fogne. Questa mattina il Comune di Ravenna ha diffuso sui social un vademecum dell'Ausl: "Indicazioni e norme di comportamento sanitarie per cittadini e volontari". Serve stare attenti, i rischi sanitari ci sono, non possono essere trascurati.
A Conselice, uno dei paesi più colpiti dall’alluvione, venerdì 26 maggio, per i residenti, circa diecimila, c’è la possibilità di fare il richiamo vaccinale antitetanico senza appuntamento. Medici e protezione civile raccomandano ciò che raccomandavano in tempo di pandemia: lavarsi frequentemente le mani, non toccarsi occhi e bocca, uso della mascherina.
Inoltre "con il passare dei giorni l’acqua e l’umidità possono dare origine a muffe e spore pericolose per la salute. Cercare di arieggiare il più possibile le zone della casa colpite dall’alluvione, per favorire l’asciugatura di pareti e pavimenti. È importante mantenere una corretta ventilazione anche durante le attività di pulizia e ricorda di proteggere, quando possibile isolandole, eventuali zone incontaminate dalla diffusione di polvere, muffa e spore”, dice l’Ausl.
È salito a 15 il bilancio delle vittime dell’alluvione in Emilia-Romagna. I sommozzatori dei carabinieri hanno recuperato il corpo di un uomo nelle campagne di Lugo, probabilmente l’agricoltore di 68 anni di Fusignano di cui era stata denunciata la scomparsa il 17 maggio.
Intanto la Procura di Ravenna ha aperto un fascicolo, contro ignoti, ipotizzando il reato di disastro colposo. Il tutto mentre su parte della regione permane anche per oggi l’allerta rossa e arancione.